Come si fa a viaggiare meglio, da tutti i punti di vista? Per me non ci sono dubbi: scegliere la qualità a discapito della quantità, e vivere ogni viaggio con più partecipazione e meno distrazioni.

Nella mia vita ho viaggiato abbastanza. Ho fatto viaggi molto molto brevi, anche di una sola giornata – sì, quelle “gite fuori porta” io le chiamo comunque viaggi –, oppure viaggi molto lunghi, di due o tre o cinque mesi. Mi sono spostata a pochi chilometri da casa, e anche nella parte opposta del mondo. Ho viaggiato per diverso tempo infilando un viaggio dietro l’altro no stop; e per diversi mesi invece me ne sono stata a casa perché dovevo e non potevo fare altrimenti. Se c’è una cosa che questo viaggiare tanto e viaggiare poco alternativamente mi ha insegnato… è che, alla fin fine, preferisco viaggiare di meno.
E qui chi mi conosce resterebbe col bicchiere di vino a mezz’aria e con la bocca semi-aperta: ma che stai dicendo, Agnese? Tu che ami viaggiare come poco altro nella vita; tu che parti appena possibile; tu che non si sa mai in quale parte di mondo sei; tu che hai portato il viaggio nella tua vita professionale e di tutti i giorni.
A queste obiezioni, risponderei che preferisco viaggiare di meno non tanto per il gusto di non viaggiare, ma per il gusto di viaggiare meglio.
Cosa significa viaggiare meglio, secondo me
Per me, viaggiare meglio significa usare tutti i sensi e il cervello.
Avere il tempo di sedersi su una panchina e guardare le persone del posto: come sono vestite, che abitudini hanno, come parlano. Fermarsi ad ascoltare un’artista di strada che suona la chitarra. Fare liste interminabili di piatti tipici e poi partire a caccia dei locali dove assaggiarli, intercettando profumi e odori diversi, conoscendo un Paese dentro a un piatto. Pianificare gli spostamenti con entusiasmo e adrenalina, pregustando il momento in cui sarò lì e quelle cose le potrò vedere veramente; ma anche perdersi tra le strade senza un senso né uno scopo, buttandosi in un negozietto a caso se fuori piove, immaginandomi come sarebbe vivere in quel posto.
Per me, viaggiare meglio significa rispettare se stessi.
Rispettare i propri ritmi e le proprie preferenze, senza seguire i trend del momento, la corsa alle bandierine da conficcare sul mappamondo, la foto perfetta da scattare su Instagram o, al contrario, la necessità di seguire le “rotte poco turistiche” a tutti i costi. C’è chi va in un posto solo perché ci vanno tutti e quindi va visto per forza; e poi c’è chi va in un posto proprio perché ci vanno in pochi e così si sentono migliori. Ecco: per me viaggiare meglio significa andare dove diavolo ti pare; perché ogni persona è a sé, ogni viaggio è a sé, ogni strada è a sé e le emozioni che un viaggio regala non possono essere paragonate a quelle provate da qualcun altro.
Per me, viaggiare meglio significa rispettare gli altri.
Leggere libri, guide e articoli prima di partire; non solo per interessi personali, ma anche per fare una prima conoscenza virtuale di chi andrò a incontrare. Portare le mie esigenze ad adattarsi a ritmi, stili di vita, regole e costumi di un luogo diverso da quello che per me è abitudine. Muoversi lentamente e con leggerezza, cercando di lasciare impronte meno profonde possibile su un ecosistema ambientale, sociale e culturale che non posso far altro che conoscere, apprezzare e contribuire a mantenere intatto.

È tutto così bello… ma allora, perché viaggiare meno?
Perché, come capita per tante cose della vita, è molto facile che la qualità scenda all’aumentare della quantità. Più si viaggia, più tutto scorre veloce; i panorami ci sembrano tutti uguali, l’ambiente lo rispettiamo sempre un pochino di meno, e tutto sembra una corsa. Una corsa a vedere ancora, a fare ancora, a poter dire di essere finalmente stati qui e là.
Quando ho viaggiato per 5 mesi di fila in Nuova Zelanda, c’è stato un unico lato negativo: quello di vedere ogni giorno qualcosa di talmente spettacolare, che i miei occhi e il mio cervello non riuscivano a immagazzinare tutto quanto nella maniera più corretta. C’erano troppe cose belle da vedere, troppe emozioni da elaborare, un giorno dopo l’altro. In quel caso sono stata fortunata comunque, perché avevo la possibilità di fermarmi ogni tanto, di riprendere fiato e fare mente locale; mi sono sempre sforzata di tenermi dentro ogni cosa, di non voltarmi appena scattata la fotografia ma di restare a guardare anche con gli occhi.
Invece, in tanti casi capita che si vuole vedere tutto in un weekend, e un viaggio diventa una corsa contro il tempo, una fotografia al volo e poi via verso la prossima attrazione. Troppo spesso mi è capitato di viaggiare così e, devo dire la verità… non mi fa impazzire.
Non mi piace per me, perché in questo modo mi sembra di aver viaggiato un sacco quando poi, alla fine, mi rendo conto che di quel posto non so tanto tanto più di prima del viaggio; ma neanche mi piace per la destinazione in sé perché, in questo modo, non le porto il rispetto che si merita, non le attribuisco il valore che vorrei, mi sembra di “sfruttarla” a mio piacimento. Non prendo chissà cosa di buono, non lascio chissà cosa di bello.
Per me, la soluzione sta tutta nel tempo: quella preziosa risorsa che abbiamo il dovere e il diritto di utilizzare per vivere in maniera piena e coerente con ciò che amiamo. Se è vero che il viaggio è ciò che più amo, è anche vero che devo dedicargli del tempo: ogni meta merita attenzione, riguardo, approfondimento, curiosità e felicità. Sono tutte cose che richiedono tempo, appunto.
Lo so: sembro una snob, ma…
Non fraintendermi: sono perfettamente consapevole di essere una privilegiata, perché posso generalmente viaggiare tanto, perché posso fermarmi più giorni nello stesso posto (invece del solo weekend), perché posso viaggiare in bassa stagione… Alcuni di questi privilegi me li sono conquistati, va detto, però in generale so di essere fortunata. Tante persone che amano viaggiare non possono certo fare gli “schizzinosi”, e devono prendersi ogni singolo minuto del poco tempo che hanno a disposizione: 36 ore di weekend, due settimane ad agosto, e via. Io non sto dicendo che gli altri sbaglino e che tutti dovrebbero fare come me, ci mancherebbe! Credo solo che ogni viaggiatore dovrebbe avere ben in mente le proprie prospettive di viaggio: queste sono le mie, e sto scrivendo questo post non per dirti cosa fare, ma per portarti a riflettere su quale sia la tua, se ancora non ce l’hai.
La mia prospettiva è che vorrei essere in grado di utilizzare al meglio questa fortuna che ho; come? Quando possibile, cerco di restare in una città più giorni del normale, oppure cerco di visitare solo una zona specifica di un Paese invece che vederlo tutto alla “mordi e fuggi”. Questo è il motivo per cui, ad esempio, siamo rimasti 6 giorni a Padova – e l’host del nostro appartamento non riusciva a capacitarsi di cosa potessimo fare tutti quei giorni in città… come se non ci fosse un mucchio di cose da vedere! –, o abbiamo scelto di dedicare tutti i 20 giorni di viaggio in Portogallo alla zona centro-nord, senza spingerci fino all’Algarve.
Ci saranno altre occasioni: preferisco vedere meno ma meglio, piuttosto che tutto un po’ a caso. E purtroppo questo continua a capitare, perché alla fine la tentazione di vedere il più possibile nei giorni a disposizione è sempre forte. Ma il punto è questo: a prescindere dai giorni per viaggio e dal numero di viaggi annuali in altrettante destinazioni del mondo… l’importante è viaggiare in modo coerente a se stessi e rispettoso verso gli altri. Viaggiare in modo pieno, significativo, appagante; di quei modi che, quando torni a casa, senti di aver viaggiato davvero.
Un famoso adagio della poetessa canadese Anne Carson dice: L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito, torna diverso. Ecco, credo che alla fine il senso stia tutto qui: scegliere la qualità piuttosto che la quantità; viaggiare di meno per poter dedicare più energie a viaggiare meglio, e per lasciare che il viaggio riesca a fare quello che sa fare: cambiarci, migliorarci, renderci più ricchi, avvicinarsi al mondo intero e alla versione migliore di noi stessi.

Qual è il tuo concetto di viaggiare meglio? Riesci a viaggiare in modo davvero partecipato pur facendo tanti piccoli viaggi all’anno, o preferisci viaggiare meno ma concentrarti meglio sui luoghi che visiti? Raccontamelo con un commento! 🙂

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