Che cosa significa viaggiare con mindfulness? Ho studiato questo concetto e ho pensato a come applicarlo al viaggio: per viaggiare in modo consapevole, presente e felice!
Sono passati ormai ben 7 anni dalla mia prima laurea, quella triennale. L’argomento della mia tesi si ispirava, per vie traverse che ora non sto qui a raccontarti, alla disciplina della mindfulness. Da quel periodo mi sono molto interessata a questa terapia che, negli ultimi anni, è diventata per molti un vero e proprio stile di vita. Sono ancora lontana dal praticare la mindfulness quotidianamente, nei piccoli gesti che la vita “normale” ci offre, ma penso spesso a come applicare questo concetto al viaggio. Siccome ieri era il mio compleanno e per il mio compleanno sono sempre in vena di riflessioni (leggi, per esempio, quello che ho scritto per il mio compleanno di due anni fa), ho pensato di fare un brainstorming con me stessa sui modi in cui un viaggio possa essere mindful… e poi di condividerne i risultati con te 🙂
Ma che cosa significa mindfulness?
In soldoni, diciamo che la mindfulness è nata nell’ambito della neuroscienza come terapia clinica, ma negli ultimi anni sta diventando tecnica di meditazione o, e questa è la parte che preferisco, stile di vita. Mindfulness è una parola difficile da tradurre, ma si potrebbe parlare in italiano di consapevolezza del presente, oppure attenzione consapevole. È stato lo studioso Jon Kabat-Zinn a riprendere certi precetti delle filosofie orientali e a “inventare” la mindfulness, definendola come la consapevolezza che emerge prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante, al presentarsi dell’esperienza momento per momento.
Essere mindful significa, quindi, rompere la trance in cui a volte ci troviamo invischiati, nel compiere le azioni in modo automatico, superficiale o, semplicemente, mentalmente poco presente. Significa non lasciarsi sopraffare da pensieri, confusione e ansia, riuscendo a placare quel grandissimo caos in cui la nostra mente spesso ci lascia.
La mindfulness… applicata al viaggio
A volte ci capita di tornare a casa da un viaggio più stressati di quanto fossimo prima di partire. Sai perché? Perché pensiamo sempre. Pensiamo, riflettiamo, ricordiamo il passato, facciamo piani per il futuro, un mucchio di liste di cose da fare in testa, generiamo piccole ansie o aspettative, giudichiamo gli altri e noi stessi, rimuginiamo continuamente, siamo bravissimi registi per quei filmini che ci facciamo in testa e che pensiamo siano veri quando, in realtà, sono solo generati dalla nostra mente e non sono reali, non sono noi. Noi non siamo i nostri pensieri.
Anche in viaggio. In questo modo spendiamo un sacco di energie mentali, a scapito della nostra consapevolezza del tempo presente, della nostra recettività, della nostra creatività. Essere mindful in viaggio non vuol dire mettersi a meditare o chissà cosa, ma semplicemente concentrarsi sul proprio benessere, senza farci distrarre dai pensieri, non scacciandoli ma solo osservandoli e lasciandoli passare. In un colpo solo si fa più attenzione a quello che vediamo e sentiamo, ci godiamo il viaggio, siamo più creativi e riduciamo lo stress: meglio di così non si può!
Viaggiare con mindfulness: quando, dove, chi?
Molti associano la parola mindfulness alla meditazione. Ma non serve scegliere una destinazione particolare per praticare la mindfulness. Niente ritiri spirituali in India o in quale angolo sperduto dell’Asia, per dire. La mindfulness è una condizione di consapevolezza che possiamo trovare ovunque, da Montepulciano a New York, dai Caraibi a Capo Nord. Anche il momento non è importante: non sto parlando di viaggi da intraprendere in momenti particolari dell’anno o della propria vita, magari per ritrovare se stessi o per superare una particolare situazione. No, non sto parlando di questo tipo di viaggi; parlo di viaggiare con mindfulness sempre, ogni volta che ci capita di viaggiare.
E cosa conta, allora? Conti TU: conta lo stato d’animo con cui decidi di partire, di vivere il viaggio, di tornare. Ovunque e in ogni momento stiamo viaggiando, possiamo sempre trarre dei benefici dalla mindfulness in viaggio.
Viaggiare con mindfulness: come?
Passiamo alla parte pratica della questione: cosa fare per rendere ogni nostro viaggio consapevole, vissuto nel momento presente, meraviglioso? I modi per farlo, a un occhio un po’ cinico (come a volte è il mio…) sembrano cavolate, azioni da nulla che qualche guru o rivista vogliono metterci in testa per farci credere di vivere meglio. Sì, questo è quello che pensavo io anni fa. Poi ho iniziato a farlo, senza cercare di darmi troppe spiegazioni, senza trovare giustificazioni e senza giudicare: l’ho fatto e basta.
E il mio modo di viaggiare è cambiato totalmente. In meglio.
Sono azioni minuscole, che però tanti non fanno mai. Perché costano fatica, perché richiedono attenzione e tempo, perché magari ci fanno sentire un po’ stupidi. Ma io voglio provare a elenacartele; ti accorgerai che alcune di queste cose le farai già ma senza saperlo, mentre altre non le conoscevi ma si accorderanno benissimo al tuo modo di viaggiare. Ecco qualche consiglio sulle piccole azioni da compiere in viaggio per riuscire a viaggiare con mindfulness:
Viaggiare leggeri e organizzati
Non so come la pensi tu, ma poche cose, prima di partire, mi fanno stare serena come avere un bagaglio leggero, pratico, funzionale, facile da portare. Questo mi toglie un sacco di stress, di tensioni muscolari, di ansie per il check-in. Viaggiare con un bagaglio leggero è un’arte vera e propria, che ancora non riesco a padroneggiare al meglio ma, quando ci riesco, mi rende davvero felice! È bello anche quando il bagaglio è organizzato: quando ogni cosa è al proprio posto, la sua presenza acquista un senso e aiuta a fare ordine e mente locale anche dentro la nostra testa.

Viaggiare leggeri… anche in senso metaforico
Quante preoccupazioni ci assalgono prima, durante o appena finito il viaggio? Le cose da fare che abbiamo lasciato a casa gli impegni, il lavoro arretrato che troveremo sulla scrivania… e chissà cos’altro. Viaggiare con mindfulness non significa praticare una meditazione ascetica e staccarsi dal mondo, ma se c’è un solo interruttore che va spento, è proprio questo: quello dei pensieri. La testa in viaggio deve essere libera per quello che il viaggio ci vorrà regalare: più pensiamo alle cose rimaste a casa, meno spazio per il viaggio avremo in testa. Viaggiare leggeri anche con la mente, insomma: tanto un viaggio è sempre troppo breve, per tornare ad avere pensieri ci sarà tempo al nostro ritorno!
Partire con un’intenzione
A volte è bello partire solo perché sì, ma credo che la maggior parte delle volte sia più bello partire con una motivazione reale. Qualsiasi motivazione va bene, purché sia tua: rilassarsi, scoprire, assaggiare, osare. A volte partiamo e non sappiamo neanche bene perché, oppure lo sappiamo ma non ci facciamo caso più di tanto. Credo che sia interessante, il giorno prima di partire, pensare (e magari prenderne nota!) ai motivi che ci spingono a visitare un certo luogo in quel determinato momento. Sarà emozionante ricercare questa intenzione a ogni nostro passo in quel luogo, ancora più emozionante trovarla!!
Lasciarsi andare al positivo di ogni cosa
L’autobus per raggiungere la tua destinazione ha qualche minuto di ritardo? Hai trovato una macchia sul lenzuolo del tuo letto in hotel? La giornata non ha seguito al minuto il programma che avevi pianificato con tanta fatica? Il museo che volevi visitare è chiuso proprio oggi? Sei via solo per 3 giorni e sono gli unici 3 giorni piovosi del mese? Fa niente!! Due minuti di irritazione sono umani, ma bastano; poi… lasciamoci andare. Non succede niente se le cose non raggiungono le nostre aspettative o non vanno come ci saremmo aspettati. Non cade il mondo, e il nostro viaggio non sarà certo meno intenso per questo. Anzi, sforzarsi (all’inizio, poi diventa naturale!) di non arrabbiarsi ci aiuta a trovare il lato positivo di ogni cosa, e di volgere una situazione apparentemente sfavorevole a nostro favore; perché esiste sempre il modo per farlo!

Tornare a sorridere dopo gli imprevisti o le negatività è la cosa più liberatoria che possiamo fare in viaggio, il regalo più bello che il viaggiare con mindfulness ci possa fare.
Usare tutti i sensi… sempre
Ora che ci penso, credo che i nostri cinque sensi siano una delle cose che più diamo per scontate nella nostra vita. Ogni giorno vediamo, ascoltiamo, gustiamo, annusiamo, tocchiamo… senza neanche rendercene conto! Un buon esercizio da fare in viaggio è questo: lasciare che i nostri sensi si soffermino su ogni cosa. Lasciare che un piatto esploda nella nostra bocca con tutti i suoi sapori, che il canto degli uccellini nel parco sia una voce solista e non solo un rumore di sottofondo, che tutti i minimi particolari della superficie di un edificio storico ci siano svelati alla vista.
Spesso sento che mi piacerebbe essere una migliore osservatrice, capace di cogliere i dettagli più nascosti di un vicolo o di un sentiero; una migliore “annusatrice”, capace di riconoscere i profumi delle persone e l’odore distintivo di una città; una migliore “mangiatrice”, di quelle che sanno riconoscere tutti i ingredienti di un piatto anche a occhi chiusi, che percepiscono quegli aromi nei vini che sembrano astrusi ma che invece ci sono veramente. Ecco, mi piacerebbe essere così, avere tutti i sensi attivati al massimo, invece che usare forse neanche il 50% del loro potenziale.
L’uso consapevole dei cinque sensi in viaggio non solo aiuta ad allenare queste capacità, ma è sicuramente il modo migliore in assoluto per viaggiare con mindfulness e per vivere nel momento presente, godendosi ogni singolo minuto del nostro viaggio.
Fotografare… non solo con la macchina fotografica
Probabilmente il 99% delle persone che abitano questo mondo, quando viaggiano, scattano delle fotografie. C’è chi ne scatta poche, chi tante, chi tantissime (eccomi!), ma in ogni caso avere un cellulare o una macchina fotografica con cui fare foto o video è una cosa normalissima, nel XXI secolo. Qualcuno ti direbbe di smetterla di fotografare così tanto, perché altrimenti non ti godi il momento. Io non ti dirò questa cosa pazza –col cavolo che me ne torno a casa senza foto, siamo seri!-, però voglio chiederti: cosa succede dopo che hai scattato la foto?
Fermarsi a guardare una cosa, e non solo a fotografarla, è la cosa più importante. Non si può pensare di guardare tutto attraverso l’obiettivo della fotocamera: guardare con gli occhi e con il cuore è la fotografia a più alta risoluzione e con il più alto tasso di ricordo indelebile che ci possiamo portare a casa. Non cadiamo nell’errore di fotografare una cosa e poi di dargli le spalle per andare a fotografarne un’altra.
Vedere tutto sì… ma con lentezza
Allo stesso modo di cui sopra, non sarò mai una da viaggio lento al 100%. Viaggiare lentamente, una cosa della quale sempre più gente ama parlare volentieri, richiede tantissimo tempo, e non tutti ce l’hanno. È normale viaggiare per soli 3/4 giorni e cercare di strizzare più cose possibile dentro questo lasso di tempo. Io sono così: mi alzo presto la mattina e cammino come un’ossessa, le mie liste di cose da vedere sono infinite, e se viaggio per più giorni… semplicemente aggiungo altre cose da vedere. Sono così perché mi rendo conto si soffrire della patologia di FOMO: fear of missing out, ovvero ho una gran paura di perdermi “qualcosa”.
E va bene. Però… c’è un però. Nelle mie giornate in viaggio così piene e frenetiche, c’è sempre spazio per degli attimi di lentezza. Per me, lentezza significa una passeggiata tranquilla in un parco ad annusare i fiori; qualche minuto su una panchina per riposare i piedi, mentre mi diverto a osservare le persone del luogo che passano e vivono la loro vita di sempre, immaginando chi siano, dove stiano andando e cosa li stia aspettando; il naso incollato a una vetrina di prodotti che non avevo mai visto o che fanno parte della cultura del luogo; una passeggiata senza meta e senza attrazioni turistiche da visitare, solo scoprendo vicoli e sentieri che non si troveranno mai in nessuna guida; una merenda dove assaggiare la torta del posto, rilassandomi e facendo il punto della giornata. A me non interessa tornare in hotel prima di cena per riposarmi e rassettarmi: i miei momenti di pausa sono sempre fuori, e sono sempre parte integrante del viaggio che sto compiendo. In questo modo mi prendo cura di me, per qualche minuto non penso a niente, ma non sono mai sconnessa dal luogo in cui mi sono immersa. Sono le piccole pause che adoro e che mi permettono di viaggiare con mindfulness e consapevolezza.

Entrare in contatto con le persone
Il mio babbo è uno di quelli che sono capaci di attaccare bottone con tutti: il vicino di posto in autobus, la cameriera al ristorante, chiunque! Fa domande, è curioso e di compagnia, è sinceramente interessato alle storie degli altri e lo fa anche a costo di buttarsi col suo inglese un po’… ehm… divertente 🙂 A volte è un pochino imbarazzante (ahahah no dai), a volte lo invidio per questa sua tranquillità nel parlare con gli sconosciuti. Perché è una cosa di cui molti (io compresa) si vergognano un po’. Del resto dai, è normale! Eppure parlare con le persone, quando si è in viaggio, è una cosa davvero preziosa. Turisti come noi, personale di servizio, passati che vivono la città da abitanti, la commessa del negozio o il controllore del treno: chiunque può regalarci informazioni, ispirazioni, punti di vista, aneddoti, spunti, storie da ricordare e da raccontare.

Spesso, per motivi più o meno validi, di una destinazione arriviamo a conoscere molto bene i luoghi e le cose, ma ci dimentichiamo di quanto anche le persone ne facciano parte! E, senza entrare in contatto con loro, il viaggio non è mai completo. Io sono un po’ timida in questo e, per ora, mi sto concentrando su piccoli dettagli: chiedo un’informazione alla persona dietro il banco dell’ufficio turistico piuttosto che a una guida cartacea, cerco di sorridere più spesso al cameriere che mi porta il cibo, faccio un complimento alla commessa di un negozio o cerco di stabilire qualsiasi tipo di contatto. Arriverò, prima o poi, ad attaccare bottone con chiunque come fa il mio babbo! Perché le storie degli altri sono interessanti sempre, e ci aiutano a vivere un luogo con più pienezza e comprensione.
Essere connessi… alla realtà
Anche in questo caso, non è il caso di esagerare come quelli che ti dicono che dovresti lasciare il telefono in albergo, staccare la spina e il caricabatterie, non farti più sentire, dimenticare i social, immergerti in un social detox completo… no dai, non esageriamo. Da travel blogger mi piace condividere i miei momenti di viaggio con le persone che hanno piacere di seguirmi, e anche chi non ha un blog ama restare connesso sui social e company. Però, questo sì: è possibile farlo un po’ meno. Dedicare alla vita virtuale solo alcuni momenti della giornata, per esempio, come la sera prima di andare a dormire. Non credo ci sia bisogno di condividere ogni singolo momento e di restare connessi 24 ore su 24: la maggior parte delle volte, la gente non sentirà la tua mancanza se per qualche ora sparisci 🙂
Viaggiare con mindfulness: perché?
Ecco, sì: perché? Trovare una propria dimensione nel tempo presente in cui stiamo viaggiando, secondo me, porta un sacco di benefici all’esperienza di viaggio stessa. Viaggiare con mindfulness, quindi, perché così potremo:
(Ri)scoprire il senso di meraviglia
Alzi la mano chi, nell’età adulta, riesce a provare spesso un senso di meraviglia nella vita di tutti i giorni. Difficile, vero? Siamo sempre presi dai nostri impegni, dalle nostre preoccupazioni, e a volte alle cose ci passiamo davanti senza vederle davvero. Durante il viaggio, invece, è più facile restare meravigliati da un monumento, un giardino fiorito, un panorama, la vetrina di un negozietto, un ristorantino tipico. Quando viaggiamo siamo più consapevoli delle cose belle o bellissime che esistono in questo mondo!

Conoscere le sfaccettature del mondo
E renderci consapevoli delle realtà che lo popolano. Viaggiando incontreremo condizioni di vita migliori o molto peggiori della nostra e, toccandole con mano, saremo in grado di rimettere tutta la nostra vita nella giusta prospettiva, apprezzando anche le più piccole cose che abbiamo.
Trovare una strada per noi stessi
Viaggiare con mindfulness ci apre la mente, ci rende più flessibili e tolleranti, ci insegna cose di noi che magari non conoscevamo ancora. Ci porta a mettere in discussione regole, giudizi, idee che davamo per scontate e assolute. Ci aiuta a capire quale sia la strada più giusta per noi stessi in relazione al mondo e alla nostra vita.
Essere grati per il nostro viaggio
Il concetto di gratitudine “va di moda” negli ultimi tempi, ed è molto connesso a quello di mindfulness. Per mia fortuna mi dimentico spesso di tante cose, ma mai di dire grazie. Forse perché sono un po’ insicura, penso di non “meritarmi” certe cose belle e quindi quando le ho ringrazio… non lo so, però so che ringraziare per ciò che si ha la possibilità di vivere è un’azione liberatatoria, confortante e meravigliosa. Un viaggio è sempre un dono, ed è bello ringraziare come quando si riceve qualsiasi dono materiale. Mentre si ringrazia, si ricordano tutti i momenti più belli e significativi del viaggio, e questo rende quel viaggio ancora più vissuto e nostro.
Vivere il momento presente
È la cosa più bella e preziosa che la mindfulness, in viaggio e non, ci aiuta a fare: lasciare il passato al passato che ormai è andato, lasciare il futuro al futuro che deve ancora venire, e vivere ogni singolo momento nel presente in cui la vita esiste. Punto. Anche a casa possiamo e dovremmo sempre farlo, ma le nostalgie per quello che è stato e le ansie per quello che deve ancora essere intaccano spesso il nostro presente. In viaggio, invece, ci rendiamo conto di essere più presenti in quello che stiamo facendo: quel paesaggio lo stiamo guardando davvero, quel piatto tipico lo stiamo assaggiando davvero, stiamo percependo davvero, qui e ora, il vento, i profumi, i rumori, gli orizzonti e i volti che ci circondano.
Questo ultimo punto è per me il più importante, perché solo vivendo il momento presente riusciamo a fare tutto il resto: a provare meraviglia, a conoscere la condizione del posto, ad aprire la mente, a capire in che direzione vogliamo andare. Viaggiare con mindfulness è quindi meraviglioso perché, una volta tornato a casa, senti che quel viaggio l’hai vissuto davvero, che è parte di te, che non ti sei perso niente.
È una cosa facile? No, mai. I pensieri (belli o brutti che siano) si insinuano nella nostra mente a milioni, in un giorno solo. È difficile osservali e poi lasciarli andare per tornare nel momento presente, come la mindfulness insegna. Però possiamo provarci, a ogni viaggio che facciamo. Le volte in cui ci sono riuscita sono tornata a casa con una grande senso di gratitudine nei confronti del mondo, di me stessa, del momento presente che è l’unico che valga la pena di essere vissuto. Le preoccupazioni, al massimo, le riprenderemo in mano quando torneremo a casa!
Io mi riprometto a ogni viaggio di fare tutte queste cose, perlomeno di provarci. Adesso, a 365 dai 30 anni (aiuto!), la mia priorità di vita è la consapevolezza. La cosa su cui voglio concentrarmi di più, in viaggio come a casa? Respirare. Se solo non ci servisse per sopravvivere, molti di noi si dimenticherebbero come farlo… ed è un peccato 🙂

Quest’anno, sto seguendo un minuscolo percorso in questa direzione sulla mia newsletter: ogni mese un piccolo consiglio per viaggiare con consapevolezza. I primi tre mesi sono già andati, ma puoi recuperare iscrivendoti adesso! Clicca qui per farlo 🙂
[Tweet “Mindfulness in viaggio: dove, quando, chi… ma soprattutto, come e perché?”]Che cosa significa per te viaggiare con mindfulness? Lo fai già, o almeno ci provi? Come lo fai? Quali sono i tuoi motivi per farlo? Raccontamelo con un commento! 🙂

Beatrice
Aprile 9, 2018Ottimi consigli Agnese, grazie! Mi hanno fatto riflettere quelli sul continuo scattare fotografie e quello sull’ascoltare con tutti i sensi! Mi capita di essere così concentrata a scattare una foto da perdermi la bellezza del momento, è vero! Voglio anch’io d’ora in poi cercare di usare tutti i sensi durante i miei viaggi: capita spesso di non vivere un luogo fino in fondo, di guardarlo ma non vederlo, di non ascoltare attentamente i suoni, di non assaporarne gusto e profumi. Una cosa invece non ho difficoltà a fare: lasciare da parte il telefono e i collegamenti web. Anzi, al contrario per me è un peso quando viaggio rimanere connessa ai social, pubblicare su facebook, su instagram…Mi piace farlo quando torno a casa ma mentre viaggio è sempre un pò una scocciatura 😛 Un caro saluto!
Agnese - I'll B right back
Aprile 9, 2018Grazie a te Beatrice, sono contenta che sia stato un bello spunto di riflessione! Sulle fotografie ci sto lavorando tanto: mi rendo proprio conto, in certi momenti, come io dia le spalle a una cosa che ho appena fotografato. Me ne rendo conto e mi obbligo a tornare a guardarla… e quello che vedo a questo punto è sempre una bella sorpresa!
Per i social e il web sono come te! Adoro scrivere al computer ma dal cellulare faccio fatica, forse è per questo che mi ritrovo la sera prima di dormire a scrivere e a connettermi… durante il giorno raramente! Sono contenta così 🙂
Alessandra - Appunti di Consapevolezza
Aprile 9, 2018Wow Agnese…questo post lo condivido sulla mia pagina…è meraviglioso e rispecchia in pieno il mio modo di vivere (e di viaggiare) da qualche anno a questa parte, e si…sono d’accordo con te, sottoscrivo tutto, ma proprio tutto!! Si cambia in meglio e si vive più sereni. Un abbraccio grande e…ancora buon compleanno!! <3
Agnese - I'll B right back
Aprile 9, 2018Grazie mille Ale, che bello! Molto contenta che ti sia piaciuto e che tu sia d’accordo con me! Spero di raggiungere livelli sempre più alti di consapevolezza quest’anno, in viaggio e nella vita 🙂
Grazie ✿
panannablogdiviaggi
Aprile 9, 2018Mi piace moltissimo questa filosofia di viaggio!
Agnese - I'll B right back
Aprile 9, 2018Siamo d’accordo allora! Non sempre è una cosa semplice, anzi… ma credo che sforzarsi un pochino, in questo caso, possa fare solo bene 🙂
Diletta
Aprile 9, 2018Bell’articolo Agnese!
La mindfulness ha iniziato a incuriosirmi tempo fa, ma ancora non sono certa di essere riuscita a fare miei certi principi… c’è ancora molto da fare, mi sa.
Essendo comunque una persona molto irosa di natura, a volte non è facile innervosirsi per cose “sciocche” come la pioggia costante in viaggio o un ritardo aereo.
A Napoli però credo di aver applicato la mindfulness alla grande… nonostante il furto del telefono (con tutte le foto annesse) e il diluvio perenne, giuro che mi sono comunque goduta al massimo tutto senza farmi troppo influenzare dagli eventi e dai pensieri negativi! Già qualcosa 🙂
Agnese - I'll B right back
Aprile 9, 2018Anche io ho un sacco di cose da imparare e da migliorare Dile… forse più di te, visto che sicuramente, di fronte al furto del cellulare, mi sarei incazzata/disperata per giorni e giorni! Ahahah però ci sto lavorando… Riusciremo a diventare personcine calme e tranquille 😀
Flavia Iarlori (In giro con Fluppa)
Aprile 9, 2018Oddio quanti consigli, ne seguo solo una meta’, non ce la faro’ mai! 😀 Per fortuna ho mio marito che mi aiuta con il lato sociale: in viaggio e’ lui ad attaccare bottone con le persone e grazie a questo riesco sempre a portare a casa almeno un viso, un racconto, un ricordo umano 🙂 Dai, devo stamparmi questo articolo e leggerlo e rileggerlo e rileggerlo finche’ non imparo a memoria cosa devo fare. Davvero, ci voglio provare!
Agnese - I'll B right back
Aprile 10, 2018Ahahah ma grazie Flavia! Questo post non ha niente di scientifico o di “must-do”, è solo una mia riflessione (chilometrica, come al solito), ma sono contenta se potrà servirti da ispirazione! Piano piano le cose si imparano… magari la prossima volta sarai tu ad attaccare bottone con qualche sconosciuto 😀
Mamma in Oriente
Aprile 10, 2018Articolo molto interessante! Devo dire che dopo tanti viaggi fatti, ho raggiunto, inconsapevolmente, molti di questi punti. Per me la cosa più difficile da raggiungere è stato non rimanere male quando le cose non vanno secondo i piani. In viaggio ancor più che nel quotidiano sono sempre stata una pianificatrice compulsiva. Con gli anni ho imparato ad accettare l’imprevisto, a cambiare i piani e godermi altro da quello che avevo preventivato. Ed è stato sempre molto appagante. Devo dire che all’imprevisto mi sono abituata molto da quando ho due bimbi al seguito che rendono il viaggio molto diverso . Se non sbaglio nella foto sei al Pinnacles Park nel Western Australia…luogo meraviglioso!
Agnese - I'll B right back
Aprile 10, 2018Anche per me è forse la parte più difficile! Penso sempre che i miei piani siano perfetti (perfetti per me, ovviamente), e non rispettarli mi porta a pensare che quel posto lo stia vivendo non al meglio… ma dovrei rendermi conto che non è sempre così per forza! Certo che con i bambini le cose cambiano, lo posso immaginare! 🙂
Sì ero al Pinnacle Desert! Ci sei stata? Che posto incredibile 🙂
Grazie mille per essere passata!
Federica
Aprile 10, 2018Agnese i tuoi consigli sono come sempre preziosissimi e credo che applicarli sia fondamentale per riuscire a rendere davvero indimenticabile un viaggio.
Io ho sempre cercato di fare le stesse cose: viaggiavo per staccare la spina, per allontanarmi dalla mia vita quotidiana, viaggiavo per viaggiare, per essere lì in quel momento, godermi appieno tutto ciò che mi ritrovavo davanti e per stamparmi nella testa l’attimo che stavo vivendo.
Il resto non contava, ci avrei pensato una volta tornata.
Da quanto ho aperto il mio blog di viaggi ammetto invece che le cose sono un po’ cambiate: il viaggio è diventato più pensato, più ragionato, cerco di viaggiare in modo più professionale e ho perso un po’ della spontaneità iniziale e mi dispiace molto.
A volte mi trovo in uno di quelli che chiamo “momenti di meraviglia” (sai quando quando ti ritrovi a guardarti intorno ammutolita e a pensare se quella cosa esista davvero e se tu sia lì davvero o se sia solo un sogno) e mi scatta nel cervello il dovere di fare un foto, fare un post su facebook o cose del genere e il momento va in 1000 pezzi.
Ecco, questo è la cosa che memo mi piace del blogging e su cui devo lavorare.
Poi in realtà me ne frego del dovere e rimando tutto al mio rientro ma nel frattempo l’attimo si è rovinato.
Cercherò di lavorare sulla mindfulness!
Agnese - I'll B right back
Aprile 10, 2018È interessante questo tuo commento Federica, mi fa riflettere. Pensa che io credo invece che avere un blog abbia cambiato in meglio il mio modo di viaggiare! È vero, c’è il “problema” dei social, delle fotografie e tutto quanto, però ogni mio viaggio è diventato più consapevole e “attento”. Dovremmo approfondire questa questione 🙂 Resta il fatto che secondo me la mindfulness si presta bene al viaggio, sarebbe bello praticarla sempre di più! Anche io ci sto lavorando su 🙂
Priscilla
Aprile 10, 2018Wow non è un articolo è una tesina! Innanzitutto complimenti perché è ben strutturato, scritto in modo comprensibile e a suo modo coinvolgente.
Mi piace il tuo approccio alla vita e vorrei farlo mio. Hai magari dei libri da consigliarmi al riguardo?
Agnese - I'll B right back
Aprile 10, 2018Ahahah grazie! In effetti i miei articoli sono sempre lunghissimi e dettagliate, assomigliano a piccole tesine 😀 Ti ringrazio tantissimo per i complimenti, ci tengo proprio tanto 🙂 Come libro ti posso consigliare “La trappola della felicità” di Russ Harris, uno dei pionieri della mindfulness. L’avevo letto per la tesi e poi l’ho riletto in seguito, perché lo trovo molto interessante, fa riflettere ed è scritto in modo estremamente comprensibile! Credo sia un ottimo punto di partenza 🙂
simona
Aprile 10, 2018Non so bene come hai fatto, ma il tuo articolo capita proprio in in momento in cui il mindfulness potrebbe lanciarmi su una direzione nuova. Devo ammettere che ne avevo sempre sentito parlare ma non avevo mai approfondito bene. So che e’ difficile capirmi ma hai davvero fatto qualcosa senza rendertene conto! Grazie mille Agnese!
Agnese - I'll B right back
Aprile 10, 2018Ah Simona no, non lo so quale sia il tuo percorso in questo momento, ma non importa: sono contentissima di averti in qualche modo ispirato qualcosa di positivo! A volte ci imbattiamo in coincidenze che coincidenze proprio non sono. Sono contenta di essere stata la tua, oggi 🙂
Blueberry Stories
Aprile 11, 2018Sai qual è la cosa che amo di più quando sono in viaggio? L’attimo in cui riesco a dimenticare, come scrivi tu, passato e futuro e immergermi completamente nel paesaggio che ho intorno. Spesso mi accorgo che sto pensando a come fotografarlo, a come descriverlo a chi non è con me, a quanto lo rimpiangerò una volta a casa… e così mi perdo l’attimo. Perciò quei rari momenti in cui tutti questi pensieri se ne vanno, sono preziosi. Grazie di quest’articolo, in cui hai radunato tanti pensieri che mi passano per la mente e che condivido. Mi piacciono questi post riflessivi 🙂
Agnese - I'll B right back
Aprile 13, 2018Sono contenta di aver espresso anche i tuoi pensieri allora, mia cara 🙂 È vero, i momenti in cui ci godiamo al 100% il momento presente sono rari… e per questo preziosissimi!!