Chiudi gli occhi e immagina le atmosfere del Marocco: i colori, i profumi, le linee, i volti. Ora apri gli occhi: è come se tu avessi fatto un salto dentro a Mille e un Marocco di Letizia Gardin!

Dietro al blog Mangia Viaggia Ama c’è la blogger veneta Letizia Gardin, che seguo da un po’ di tempo e che ho anche avuto l’occasione di conoscere di persona. Qualche tempo fa mi ha contattato chiedendomi di leggere il suo libro. Ho detto di sì immediatamente non solo perché ero curiosa, non solo perché di leggere non ne ho mai abbastanza… ma anche perché un libro sul Marocco non potrei davvero mai farmelo scappare!
Eh sì: sono ormai anni che il Marocco è proprio ai primissimi posti della mia lista dei desideri, insieme ad altri Paesi che mi affascinano per il loro ambiente e la loro cultura: la Giordania, Israele, l’Uzbekistan… Eppure, il Marocco è sempre il primo a venirmi in mente. Perché mai, poi? Non lo so neanche io: sono immensamente attratta da quello che sento quando se ne parla, e non vedo l’ora di poter provare tutto sulla mia pelle. Il bello, e anche il brutto. Quando tra le mani mi è capitato Mille e un Marocco di Letizia Gardin, quindi, mi è sembrato di poter avere accesso – seppur minimamente – a un mondo che sogno di conoscere da tanto tempo. Potevo per caso non farmi trascinare dalla lettura?
Un viaggio breve ma intenso in Marocco
Ed effettivamente Mille e un Marocco di Letizia Gardin è un libro che ti trascina facilmente: i suoi capitoli, piacevoli e scorrevoli da dischiudere uno dopo l’altro, ti portano in un attimo dentro atmosfere che sembrano provenire da un mondo lontanissimo. Atmosfere proprio da mille e un Marocco: una sorta di fiaba contemporanea e dai toni non sempre pastello, anzi; il racconto di luoghi veri, autentici, ricchi di contraddizioni e fatiche, ma anche di estrema gentilezza e bellezza.
Ogni capitolo di Mille e un Marocco racconta un volto diverso di questo Paese: le diverse città con i loro souk e le loro stranezze; i momenti di magia trascorsi nel silenzio del deserto; il sapore intenso del tè alla menta; le disavventure dentro a un tradizionale hammam… da Marrakech a Meknès, da Chefchaouen a Ouallywood, Letizia riempie le pagine di aneddoti, racconti, riflessioni, descrizioni e percezioni.

La voce di Letizia che racconta il Marocco
La cosa più bella di tutto questo? È che Letizia lo fa con una delicatezza che conquista, che si tratti di un racconto divertente o di uno che, invece, ti lascia un po’ di amaro in bocca.
Una delle bellezze di Mille e un Marocco di Letizia Gardin, infatti, è proprio la voce di Letizia stessa; una voce che si lascia coinvolgere ma non predomina mai, così come sempre dovrebbe essere in un libro che parla di viaggi più che di viaggiatori. Letizia ci prende per mano e ci porta a conoscere le persone del posto, ad assaggiare i piatti tradizionali, a macinare chilometri da tappa a tappa. Mille e un Marocco è il racconto di un viaggio durato solo una manciata di giorni, e avvenuto tra l’altro diversi anni fa: per poter rendere credibile questo libro, serve una penna abile che sappia suscitare curiosità dall’ordinario e costruire storie da singoli dettagli. A mio modesto parere, Letizia c’è proprio riuscita.
L’intervista a Letizia
Insomma: il Marocco deve essere un Paese “intenso” da visitare. Non solo perché in ogni momento si usano tutti e cinque i sensi – nel bene o nel male – così da catturarne ogni singolo dettaglio; ma anche perché si tratta di un Paese che ti mette di fronte a te stesso e agli altri, tirandoti fuori domande e costringendoti a cercarne le risposte.
Anche io avevo qualche domanda per Letizia, sul suo viaggio in Marocco e sull’esperienza meravigliosa di scrivere un libro basato su un proprio viaggio.
Ecco qua, lascio la parola a Letizia!
1. Ciao Letizia, benvenuta su I’ll B right back! Raccontaci brevemente chi sei e cosa fai nella vita.
Ciao Agnese e grazie dell’ospitalità sul tuo blog! Sono Letizia e mi divido tra un lavoro offline, nella segreteria organizzativa e assistenza per corsi di formazione, ed uno online come creatrice di contenuti. Ho aperto il blog Mangia Viaggia Ama nel 2014 e da allora scrivo di viaggi, collaborando con varie aziende del settore.
2. Mille e un Marocco racconta del tuo viaggio in Marocco di qualche anno fa. Com’è nato questo viaggio? Che aspettative avevi?
Mi piace sottolineare che il viaggio in Marocco è nato per scelta, poiché per me è quasi un’anomalia. Mi ritrovo spesso a partire per una destinazione in un dato momento grazie a un volo a buon prezzo, ma nel caso del Marocco si è trattato invece di una meta fortemente voluta: avevo letto un articolo su una rivista che proponeva Marrakech come destinazione alternativa alle capitali europee per festeggiare il Capodanno e da allora mi era rimasto il chiodo fisso.
Le mie aspettative erano quelle di qualsiasi viaggiatore alla prima esperienza in Marocco, immagino: una destinazione con temperature miti anche a dicembre, città coloratissime, profumi di spezie e l’esperienza fuori dal tempo di dormire in un deserto. Tutte aspettative in qualche modo rispettate, ma anche superate.
3. Più volte nel libro ricordi di come sia stata la gente a rendere questo tuo viaggio speciale. Di tutti gli incontri, qual è quello che più ti è rimasto nel cuore e che vorresti condividere con i miei lettori?
Può sembrare paradossale, ma nonostante i paesaggi e le città incredibili che offre il Marocco i primi ricordi che mi tornano alla mente pensando al viaggio hanno tutti a che fare con le persone più che con i luoghi. Scegliere un singolo episodio è molto difficile poiché tutti mi hanno lasciato qualcosa, pur nella loro semplicità, ma se proprio devo citarne solo uno racconterò di Ahmed.
Il mio compagno ed io ci trovavamo ad Ait Ben Haddou, una delle città fortificate meglio conservate del Marocco e scenografia a cielo aperto utilizzata per le riprese di moltissimi film, e ci siamo fermati in una sorta di piccola caffetteria per bere dell’acqua. Il ragazzo che gestiva il locale dopo un po’ ha preso coraggio e ha iniziato a conversare con noi, con la scusa di esercitare il suo italiano. Abbiamo parlato proprio delle riprese cinematografiche, di come avesse partecipato come comparsa nel film Il Gladiatore, poi ci ha mostrato le stanze della casa in cui la sua famiglia aveva vissuto fino a pochi anni prima. Sono stati momenti molto belli, di condivisione di ricordi legati a sua madre o alla nonna che tessevano veli di seta accanto alla finestra, di orgoglio per le sue origini ma anche di grandissima voglia di conoscere storie diverse dalla sua coltivando più lingue possibili ed esercitandole con i turisti.
4. Se dovessi scegliere solo un luogo del Marocco in cui tornare o un’esperienza marocchina da ripetere, quale sceglieresti?
La mia risposta a questa domanda oscilla sempre tra due luoghi in particolare: da un lato il deserto e dall’altro la città blu di Chefchaouen. Immagino però che se dovessi sceglierne solo uno sarebbe il primo, prenoterei immediatamente un’escursione nel deserto con notte in accampamento beduino e mi godrei il silenzio, la pace, i colori delle dune di sabbia.
5. All’inizio del libro scrivi: “la comprensione di numerosi luoghi visitati in seguito non sarebbe stata la stessa, senza questa esperienza”. In che modo il Marocco ha cambiato la percezione dei luoghi che hai visitato negli anni successivi?
Credo fortemente che ogni viaggio ci lasci qualcosa, delle chiavi di lettura che poi utilizziamo alle partenze successive per interpretare e comprendere meglio un luogo. Il Marocco da questo punto di vista è stato molto importante per me per vari motivi: è stato il mio primo Paese arabo, il mio primo viaggio in Nord Africa, ho trascorso la mia prima notte nel deserto.
Per forza di cose quindi ho ripensato a quel viaggio e alle conoscenze acquisite a ogni nuova medina visitata, a ogni souk, a ogni nuova notte nel deserto. Ma credo che l’esperienza in Marocco e gli incontri con la sua gente mi abbiano anche fatto aprire molto di più come viaggiatrice proprio con le persone, spingendomi a cercare contatti e conversazioni con chi incrocio lungo la strada per conoscere sempre qualcosa in più.
6. Come ti è venuta l’idea di scrivere Mille e un Marocco, e come hai organizzato il tuo lavoro?
Scrivere un libro è un sogno che coltivavo fin da bambina, quando alla classica domanda “cosa vuoi fare da grande?” rispondevo: la scrittrice. Le strade della vita sono spesso imprevedibili, perciò mai avrei pensato che il mio primo libro sarebbe stato un racconto di viaggio e non un romanzo, ma ne sono ovviamente molto felice. L’occasione per realizzare questo sogno è arrivata grazie al contatto della casa editrice, Edizioni Terra Santa, che stava lanciando una collana dedicata agli storyteller e mi ha chiesto di scrivere un racconto di viaggio.
La mia prima proposta è stata subito quella di parlare del Marocco, poiché avevo diverso materiale, incontri ed aneddoti: ovviamente non vuole essere una guida universale né ho la presunzione di conoscere questo Paese meglio di altri dopo un solo viaggio, ma mi sembrava di avere qualcosa di interessante e a tratti anche divertente da raccontare. Da lì ho iniziato con una piccola scaletta delle località toccate durante l’on the road, aggiungendo qua e là alcuni capitoli legati al viaggio in generale, a cui tengo moltissimo perché si tratta di riflessioni sull’etica, su come i social network hanno cambiato il nostro modo di viaggiare ed altro ancora.
7. Qual è stata la parte più bella e quale quella più brutta di scrivere il libro?
La parte più bella è stata senz’altro recuperare tanti ricordi dai cassetti della memoria, dare voce ai piccoli incontri avuti nel corso del viaggio con l’intenzione di trasmettere a tutti i futuri lettori l’incredibile gentilezza della gente del Marocco.
La parte più brutta è stata il momento storico in cui mi sono trovata a scrivere. La consegna del testo era prevista per fine aprile, perciò i mesi cruciali per la stesura sono stati quelli del lockdown: da un lato mi trovavo ad avere molto più tempo libero rispetto alla norma, dall’altro però concentrarsi sul libro e scrivere di viaggi in un momento così difficile è stato incredibilmente complesso.
8. È tempo di salutarci! A chi non è mai stato in Marocco e vorrebbe visitarlo diresti che…
Dovrebbe proprio prenotare! Poche destinazioni al mondo sono così ricche, il Marocco è davvero un Paese che offre tantissimo a qualsiasi genere di viaggiatore: arte, cultura, ma anche natura e paesaggi increbilmente vari. In più è relativamente economico e molto vicino, perciò non c’è davvero ragione per non comprare quel biglietto e partire. Sono sicura che non ve ne pentirete.
INFO UTILI
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–Titolo: Mille e un Marocco
–Autrice: Letizia Gardin
–Editore: Edizioni Terra Santa
–Anno di pubblicazione: 2020
–Luoghi toccati: Marocco, Marocco, Marocco!
–Lo consiglierei a: chi è già stato in Marocco e vuole riviverne le atmosfere, oppure a chi come me non c’è mai stato e vuole provare a conoscere i suoi tanti volti attraverso le pagine di un libro sincero!
–Non lo consiglierei a: chi cerca una guida “normale” sul Marocco.

Hai letto Mille e un Marocco di Letizia Gardin? Anche tu come me sei affascinato da un Paese dai mille volti come il Marocco? Raccontamelo con un commento! 🙂

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