Lavoro alla pari: te ne parlo, dandoti consigli utili, nozioni e racconti di esperienze personali. Cercherò di essere il più obiettiva possibile!
Perché ti parlo del lavoro alla pari? Ci pensavo proprio l’altro giorno mentre sminuzzavo carote e cipolle: non basta un’esperienza per definirsi esperti in un qualche settore. Forse, non ne bastano nemmeno due. Io sono stata ragazza alla pari per 3 mesi e mezzo in Australia, e lo sono da quasi 3 mesi qui in Nuova Zelanda. No, non mi considero un’esperta di questo campo, perché non ho provato tante famiglie, non l’ho fatto in tanti Paesi del mondo, e sei mesi in totale non sono niente…però ecco, posso dirti con certezza che ho imparato moltissime cose su questo lavoro, grazie alle mie esperienze.

Probabilmente sai già in che cosa consiste il lavoro alla pari, oppure ne hai sempre sentito parlare senza capire bene a cosa si riferisse: con questo articolo vorrei parlarne in modo un po’ più approfondito, così riesci anche a farti un’idea più chiara di quello che combino dalla mattina alla sera (nel caso in cui t’interessasse)!!

Cosa significa alla pari?
Il lavoro alla pari non è proprio un lavoro, in realtà, ma più uno scambio culturale in cui, in teoria, la ragazza alla pari (parlo al femminile perché la stragrande maggioranza di persone che prova quest’esperienza è donna, ma ci sono anche ragazzi che lo fanno) impara qualcosa della cultura e dello stile di vita della famiglia e del Paese ospitante, e la famiglia in cambio assorbe la cultura del Paese da cui proviene la ragazza, ottenendo anche una grossa mano in casa e con i bambini.

È il termine stesso au pair (l’equivalente francese di “alla pari”, appunto), che dovrebbe da solo spiegare il concetto: tra la famiglia ospitante e la persona ospitata ci dovrebbe essere un rapporto paritario, di reciprocità, in cui ognuno guadagna qualcosa dall’altro (e non quindi un rapporto verticale, dove uno è il capo dell’altro).
In pratica, la situazione non è sempre così chiara e lineare, e disegnare in modo netto il confine tra lavoro e programma culturale non è assolutamente semplice. La mia host mum in Australia mi ha detto, un giorno, che io ero la sua employee (la sua “dipendente”, cosa che non mi ha fatto particolarmente piacere sentire per la freddezza che un termine del genere trasmette), mentre qui in Nuova Zelanda l’impostazione è sicuramente professionale: ho tutto in regola, ho un contratto, pago le tasse, ecc. Ciò è sicuramente un bene, ma insomma, capisci che il confine è davvero labile!

Come funziona il lavoro alla pari?
Questa sorta di scambio culturale avveniva già nel XVIII secolo, quando le famiglie altolocate svizzere presero l’abitudine di spedire le proprie figlie in altri cantoni, per permettere loro di imparare una nuova lingua e di farsi esperienza nelle mansioni domestiche. Il termine au pair uscì per la prima volta in Francia, un secolo dopo, in riferimento alle ragazze inglesi che si recavano in Francia per insegnare la lingua e imparare a loro volta le buone maniere tipiche francesi.
A oggi, il concetto ha ovviamente acquisito un’accezione più ampia, ma il succo alla fine rimane lo stesso: una/un giovane vive presso una famiglia ospitante, ricevendo vitto, alloggio, un piccolo stipendio settimanale e altri benefit, e offrendo in cambio il proprio aiuto con i bambini e la casa.

Quali sono i requisiti per il lavoro alla pari?
Se si decide di partecipare al programma e di vivere quest’esperienza particolare tramite una delle tante agenzie dedicate, queste stesse agenzie richiederanno requisiti ben precisi, che variano in base all’agenzia stessa e al Paese di riferimento: una certa fascia d’età, il non avere persone a carico, avere la patente e magari il certificato di primo soccorso, dimostrare di possedere una certa esperienza con i bambini, e così via.
La maggior parte delle persone, però, cerca la propria famiglia ideale in via privata, ovvero senza agenzie, e in questo caso i requisiti diventano molto meno istituzionalizzati: quello che serve dipende molto da quello che la famiglia in questione desidera! Io, ad esempio, ho conosciuto ragazze e ragazzi, dai 18 ai 35 anni, provenienti da tutto il mondo (anche se gli asiatici sono molto meno frequenti), e con tutti i tipi di background alle spalle: qualcuno ha esperienza coi bimbi da sempre, qualcuno è qualificato, qualcuno ha la patente, qualcuno ha un buonissimo livello linguistico…e molti altri non hanno niente di tutto questo!

Alla luce di tutto ciò, i requisiti reali che credo essere indispensabili siano avere un minimo di interesse per i bambini, disporre di un periodo di tempo definito ed essere SEMPRE onesti con le famiglie, che poi i requisiti e le necessità di entrambe le parti verranno fuori parlando con loro.
Quali sono i compiti di un au pair?
Gli incarichi che si svolgono solitamente nel lavoro alla pari si dividono in due categorie.
-Bambini
Non esiste lavoro alla pari se non esistono bambini di cui prendersi cura. Può essere uno o possono essere 7 (sì, conoscevo una ragazza che teneva 7 bambini. Credo non sia sopravvissuta), possono avere due mesi come 15 anni, possono essere a casa tutto il giorno, all’asilo solo 2/3 giorni a settimana, oppure a scuola ogni giorno, poi il pomeriggio possono avere sport, attività, playdate…insomma, le situazioni sono tante.

Quali sono le mansioni legate ai bambini? Principalmente: preparare colazione/lunch box, portarli/riprenderli a scuola e alle diverse attività, fare con loro merenda o i compiti, giocare con loro e fare varie attività creative…cose così. Nelle settimane di vacanze, le attività ovviamente si intensificano (leggi: io ODIO le settimane di vacanze scolastiche).
-Casa
La ragazza alla pari non è una colf o una donna delle pulizie (in teoria…), ma è tenuta a dare una grande mano in casa. Di solito si parla di incarichi “leggeri”, insomma non sei tenuto a pulire le finestre, a lavare le tende o l’auto, a fare il cambio armadi o queste cose più pesanti. Io, qui in NZ, devo anche fare la spesa –perfetto per me che amo i supermercati all’estero– e preparare la cena per tutti 4 sere a settimana, e il resto sono cose tranquille: svuotare/caricare la lavastoviglie, tenere la cucina in ordine, stendere i panni e raccoglierli a sera…pulisco i bagni e passo l’aspirapolvere una volta a settimana, e una volta a settimana stiro (solo fazzoletti e tovaglioli di stoffa: una delle cose più rilassanti del mondo!). In Australia, ad esempio, dovevo anche cambiare e rifare i letti dei bambini, portare a spasso il cane, persino pulire la gabbia del coniglio (una cosa che odiavo e che infatti facevo in 38 secondi netti).

C’è da considerare che il livello di pulizia richiesto qui in questi Paesi, per esperienza mia e di molte persone che ho conosciuto, è più basso rispetto al nostro: la cucina basta che sia pulita e in ordine, non deve brillare; l’aspirapolvere nelle camere (sull’odiosa moquette) la passo una volta a settimana ed è abbastanza, e cose del genere. Forse in Paesi come l’Italia queste cose non verrebbero tollerate, ma io mi adatto (con molto piacere!). Tendo a tenere la cucina e i luoghi comuni più puliti perché sono le stanze dove io stessa devo lavorare…per il resto faccio il minimo indispensabile, e siamo tutti contenti.

Cosa ci si può aspettare in cambio?
Alla base del lavoro alla pari ci sono il vitto e l’alloggio gratuiti: tu non devi sborsare nemmeno un dollaro per queste cose, mai.
-Alloggio
Anche in questo caso, va in base alla famiglia: la maggior parte ti mette a disposizione una camera singola, con il bagno in condivisione con i bambini. Io sono stata fortunata in entrambi i casi: in Australia avevo una camera matrimoniale, un grande bagno e un piccolo giardino tutti per me; qui in NZ abbiamo camera matrimoniale, salotto e bagno: un mini appartamento, insomma. È comodissimo!
-Vitto
Colazione, pranzo e cena devono essere garantiti. Si ha accesso libero al frigo e alla dispensa a ogni ora del giorno, ma solitamente gli snack extra (quelli che di solito non sono presenti a casa della famiglia) sono a tue spese. Ad esempio, in entrambe le famiglie in cui ho vissuto non sono molto tollerati i cibi spazzatura, per cui quelle volte che ho avuto voglia di patatine o biscotti, me li sono dovuta comprare da sola. Ah ovviamente, se si pranza o cena fuori, è a tuo carico, ovvio. Però mi è capitato moltissime volte di prendermi cibo o snack da casa e portarmelo dietro durante le mie gite, quindi così si risparmia un po’.

Altre cose che sono escluse sono i prodotti da bagno come bagnoschiuma, shampoo e così via. Ma credo che questo sia lecito, onestamente.
-Stipendio
In molti la chiamano “paghetta”, io lo chiamo stipendio, perché quello è. Naturalmente, anche in questo caso varia. Se parti con agenzie avrai uno stipendio minimo definito da quest’ultime (e dalle leggi vigenti), se invece scegli la “via privata”, ogni famiglia decide il proprio stipendio. Ho sentito un minimo di 150 e un massimo di 300$, che varia in base alle ore e al carico di lavoro. Io prendevo 200$ in Australia per 45 ore circa, 220$ qui in NZ per 35 ore circa (anche meno). Quindi dipende!
Ah, ovviamente parlo di stipendio settimanale, qui funziona così. Ci può essere un’aggiunta per la benzina se si usa la macchina per lavoro (come capita qui dove sono ora).
-Altri benefit
In questo caso, la situazione varia moltissimo in base alla famiglia. In Australia non avevo particolari benefit, piscina e palestra libera a parte (sì, avevo la piscina in giardino e la palestra fuori dalla mia stanza perché i miei host parents lavorano come personal trainer). Qui in NZ, invece, oltre a questo appartamentino molto comodo che è senza cucina ma che ha anche frigo e bollitore, abbiamo una macchina (che possiamo utilizzare liberamente nelle nostre ore libere, cosa FONDAMENTALE), a me è stato dato un cellulare con una SIM neozelandese già pronta e un abbonamento mensile con chiamate, messaggi e dati. Naturalmente, e questo credo capiti un po’ ovunque, abbiamo accesso a tutto ciò che c’è in casa: tv, Netflix, una serie infinita di libri e dvd, i prodotti dell’orto, le attrezzature per l’attività fisica, il forno a legna per la pizza, la mini piscina di acqua calda in giardino…insomma, gran parte di quello che è in casa. E qui siamo molto fortunati.

Come si fa a trovare lavoro alla pari?
La questione varia moltissimo in base al Paese in cui si vuole andare a lavorare. In Europa, il programma alla pari è regolato dal “Trattato Europeo per l’impiego alla pari”, del 1969, e altri Paesi hanno trattati simili. In alcune nazioni, come ad esempio gli USA (che hanno visti d’ingresso più complicati), si può partire come au pair solo tramite agenzie specializzate e accreditate, che hanno un costo ma anche molte garanzie. Come ho accennato, un po’ in tutti i Paesi del mondo ci sono varie agenzie che si occupano di fare match il più adeguati possibile tra famiglia e ragazza alla pari, tenendo conto dei vari requisiti/caratteristiche/richieste ecc.

In tanti altri Paesi -come Australia e NZ, appunto-, si può partire con agenzie, ma anche in via privata. Ciò significa che le famiglie si possono trovare tramite referenze o raccomandazioni, naturalmente, ma anche tramite i vari gruppi Facebook (ce ne sono tantissimi, praticamente uno per Paese e anche uno per città) oppure, molto più frequentemente, tramite siti web specializzati in questo settore.
Quello che ho usato io in entrambi i casi e con cui mi sono trovata molto bene è Au Pair World, utilizzato anche dalla stragrande maggioranza delle persone che ho conosciuto.
Questo sito, come molti altri, è semplicemente un portale dove sia famiglie sia ragazze/ragazzi inseriscono il proprio profilo, con foto, descrizioni, preferenze e un breve racconto delle loro esperienze in merito a questo lavoro. Tramite i filtri di ricerca (Paese, età, periodo di lavoro, disponibilità e così via), si ha accesso al database con tutte le famiglie che fanno al caso nostro: si leggono i profili, si guardano le foto e, se la famiglia ci piace, le si invia un messaggio privato. Da lì, la conversazione si può poi spostare alle email personali e, più avanti, alle conversazioni su skype. Anche le famiglie ovviamente possono cercare la persona più adatta a loro, inviando messaggi. Il servizio è gratuito per i ragazzi, mentre c’è una piccola somma da pagare da parte delle famiglie per rimanere nel sistema (a partire da 39,90€ al mese).
Consigli per quando si cerca un lavoro alla pari
Non fare gli errori che ho fatto io, e tieni a mente queste cose che mi sono sembrate utili e importanti durante la mia ricerca della famiglia:
-quando scrivi il tuo profilo o entri in contatto con le potenziali famiglie ospitanti, sii onesto: gli aggettivi che vanno per la maggiore, essendo un lavoro a contatto con i bambini, sono “creativo”, “responsabile”, “paziente” e cose così. Non esagerare, se pensi di non esserlo così tanto! È importante vendersi bene, chiunque lo fa ed è giusto così, ma scrivi cose che poi potrai dimostrare davvero sul campo. Io non so mai che diavolo fare con i bambini, non mi vengono mai in mente attività divertenti…quindi ecco, magari sono creativa per altre cose, ma io “creativa” nel mio profilo non ce l’ho scritto!

-quando entri in contatto con la famiglia, preparati un elenco di domande chiare e dettagliate su…tutto: quello che si aspettano da te, com’è la casa, com’è la tua sistemazione, quali benefit possono offrirti, quali sono esattamente i compiti che devi svolgere, cosa vogliono che tu non faccia, com’è la città in cui vivono, come sono i trasporti, quando sarebbe il tuo tempo libero…TUTTO quello che ti viene in mente. Non aver paura di rompere le scatole: magari scusati per tutte le domande che hai, ma non risparmiarti! Entra nel dettaglio, dai e pretendi chiarezza, e ricordati che “dopo” sarà troppo tardi!!
–diffida (leggi: elimina immediatamente dai tuoi contatti) da quelle famiglie a cui non interessa parlarti su skype o su canali simili. Vivrai nella loro casa, sarete a stretto contatto ogni giorno, per cui DOVETE aver la voglia di conoscervi prima della partenza, di vedervi in faccia (anche se attraverso uno schermo), di parlarvi a voce e non solo per email. È molto importante, davvero! Così come è importante chiedere di poter parlare con l’au pair precedente, per ricevere risposte meno edulcorate.

-se possibile, richiedi un contratto, o perlomeno un accordo su compiti, incarichi, diritti e doveri. Meglio deciderlo prima ed evitare problemi successivamente! La prima volta, in Australia, non c’è stato niente di tutto ciò, e ci sono rimasta male quando, una volta arrivata, mi hanno chiesto di cambiare e rifare il letto anche dei genitori. Io mi sono rifiutata (un au pair non dovrebbe occuparsi delle cose degli adulti, in casa) e non l’ho mai fatto, ma per un attimo mi hanno odiato per questo. Affari loro, è vero, ma meglio evitare le atmosfere di tensione, no?
-leggi i miei consigli sui requisiti caratteriali che un buon au pair dovrebbe avere…li scriverò a brevissimo! 🙂 E poi ti parlo anche dei miei personali pro e contro di questo lavoro, sempre a breve!
-c’è molto di più di quello che io riesca a scrivere in un singolo post. Per prassi, consigli, regole e approfondimenti ti rimando qui.
[Tweet “Lavorare come au pair: cosa, come e perché!”]
Tu hai mai provato questa esperienza, o conosci qualcuno che ha provato il lavoro alla pari? Ti piacerebbe lavorare come/ospitare un au pair? Sei curioso di sapere qualcosa in più? Raccontamelo nei commenti!! 🙂

laurannese
Settembre 23, 2016Grazie mille per quest’articolo,ammetto di aver valutato più volte la soluzione di andare “alla pari” ma non avevo mai trovato nulla di così dettagliato scritto da un’italiana! 🙂
Agnese - I'll B right back
Settembre 23, 2016Ciao, grazie a te per averlo letto e per averlo trovato utile! Sì, mi ricordo che anche io ai tempi leggevo il blog di una spagnola perché in italiano c’era poco o nulla…spero che il mio piccolo contributo possa servire a qualcuno 🙂
Serendipitsite
Settembre 23, 2016Bellissimo articolo…mi sono resa conto di non sapere praticamente niente di questo lavoro ! Aspetto con ansia gli altri articoli !!
Agnese - I'll B right back
Settembre 23, 2016Ti ringrazio!! Sì, so che in tanti non sanno bene cosa sia di preciso, alcune mie amiche in Italia pensano che io stia facendo la colf o cose così, ma c’è un mondo intero dietro! Spero che questo articolo possa essere utile a qualcuno 🙂
Grazie ancora!! 🙂
Valentina
Settembre 23, 2016Se non mi sentissi fuori tempo massimo, calcola che su Au pair world non mi fanno nemmeno registrare, e non avessi trovato lavoro in tempi brevi è un’esperienza che avrei fatto…e mi pento di non averla fatta qualche anno fa! Il post è dettagliatissimo…calcola ci pensavo proprio in questi giorni “chissà se Agnese ci parlerà prima o poi delle sue esperienze da au pair”…ed eccomi accontentata! 🙂
Agnese - I'll B right back
Settembre 23, 2016Davvero hai pensato a me? *_*
Grazie, spero che il post possa tornare utile a qualcuno! Mi dispiace che tu non sia riuscita a provare quest’esperienza: non sono certo tutte rose e fiori, però è qualcosa che poi ti lascia tanti bei ricordi!
Fa niente, vivrai sicuramente altre bellissime esperienze 🙂
Un abbraccio cara!! 🙂
Blueberry Stories
Settembre 23, 2016Grazie di questo articolo così interessante! Hai spiegato benissimo le luci e le ombre di un lavoro che non dev’essere semplice, ma che permette di immergersi davvero nella vita quotidiana di un paese straniero. E’ un’esperienza che mi manca e, dico la verità, un po’ mi spiace. Forse è anche per questo che amo tanto seguire le tue avventure! <3
Agnese - I'll B right back
Settembre 24, 2016Ciao cara! Ti ringrazio, sono contenta tu lo trovi interessante 🙂 Ho cercato di essere più obiettiva possibile (e farò la stessa cosa negli articoli successivi) per dimostrare che è una cosa fattibile, ma non sempre rose e fiori 🙂 Peccato che non hai provato l’esperienza, che è sicuramente molto istruttiva in ogni caso..ma fa niente, avrai altre bellissime cose da fare nella vita 🙂
Ti ringrazio ancora!!
UrsaMinor
Settembre 23, 2016Già tre mesi! Oddio come passa il tempo! Dettagliatissimo post che, devo dirti la verità, ha un effetto “motivatore” nel senso che mette voglia di intraprendere questo percorso all’istante!
Ammirevole tua passione Agnese 😉
A presto!
Agnese - I'll B right back
Settembre 24, 2016Vero? Anche a me sembra sia passato meno tempo! Sono contenta che l’articolo ti sia piaciuto, spero di aver motivato qualcuno a provare o perlomeno a informarsi di più, che questo lavoro è bello, ma mica così facile! Nei prossimi articoli approfondirò questa cosa 🙂
Ti ringrazio tanto Daniela, un abbraccio 🙂
Elisa - conlavaligiaverde.com
Settembre 23, 2016Bravissima Agnese, è stra-utile questo articolo! Come sai, piacerebbe anche a me un’esperienza del genere ma non ho mai abbastanza coraggio per buttarmi sul serio -_-
Oddio ma è già tre mesi che sei partita? Mi sembra ieri 😀
Un bacio 🙂
Agnese - I'll B right back
Settembre 24, 2016Davvero, anche a me sembra passato meno tempo 🙂
Sì, mi ricordo che me ne avevi parlato a Firenze! Se l’esperienza ti ispira, non aver paura, non c’è davvero bisogno di coraggio 🙂 Se e quando ti inizi a informare sul serio dimmelo, che se vuoi ti do una mano! Con i prossimi articoli che scriverò comunque ti farai un’idea più chiara, vedrai 🙂
Un abbraccio a te! 🙂
Stefania - Prossima Fermata Giappone
Settembre 24, 2016Fare l’au pair è sicuramente un’esperienza che permette di vivere il Paese penso, di viverlo in una maniera che un semplice viaggio non permetterebbe, e di scoprire quali sono le dinamiche familiari del posto (sebbene ovviamente ogni famiglia sia diversa).
C’è davvero da ammirarti per aver deciso di (ri)farlo 🙂 personalmente leggendo l’articolo non credo avrei mai la pazienza necessaria per fare un simile lavoro, anche se qualche anno fa l’idea mi aveva sfiorata.
Già 3 mesi D: … l’articolo in cui parlavi della partenza mi sembra di averlo letto ieri!!
Goditi al massimo tutto il tempo che ti rimane, so bene che sono esperienze preziose.
Un abbraccio!!
Agnese - I'll B right back
Settembre 24, 2016Ciao Stefania! Sì il lavoro alla pari effettivamente ha tantissimi pro, uno su tutti quello dell’approfondimento della cultura del paese ospitante, che è anche stato uno dei principali motivi per cui ho deciso di provarci. Però ci sono anche dei contro…ne parlerò presto e vedrai che mi capirai 🙂
Ti ringrazio, cercherò di godermi ogni singolo giorno 🙂 Un abbraccio!
Silvia Demick
Settembre 24, 2016Valentina si sente fuori tempo massimo, io invece lo sono proprio, senza dubbi, per cui non è più una possibilità che posso prendere in considerazione. Ma – come l’esperienza dell’Erasmus – è una di quelle cose che avrei sempre voluto fare ma che ho rimandato in continuazione: all’inizio mi dicevo “dopo il Liceo”, poi “dopo qualche esame all’università”, poi ancora “dopo la laurea” e poi bon, ormai è tardi. Per cui mi è piaciuto molto questo post perché mi permette di vivere qualcosa che mi sarebbe piaciuto provare – ah, anche se il fatto di dover cucinare mi metterebbe un po’ di ansia 😉
Al prossimo racconto!
Un abbraccio.
Agnese - I'll B right back
Settembre 24, 2016Anche io ho qualche rimpianto nella mia vita, per esempio anche a me sarebbe piaciuto fare un periodo di Erasmus…però alla fine ognuno ha avuto il suo percorso, io sono contenta così! E sono sicura che anche tu hai fatto tante altre bellissime esperienze, “in cambio”.
Cucinare metteva ansia anche a me all’inizio, e anche adesso pianifico le cene settimana per settimana che sennò vado nel panico! Ahah io e la cucina non siamo grandi amiche purtroppo, ma sto imparando 🙂
Un abbraccio a te Silvia!
La Folle
Settembre 24, 2016Sai già che aspettavo questo post, ed è davvero interessantissimo, l’ho divorato.
Ti confesso – non credo di averlo già fatto – che poco tempo dopo la tua partenza mi sono messa su Internet a cercare informazioni su questo lavoro, ovviamente mi sono concentrata sulla Finlandia e sono andata anche a curiosare in mezzo a qualche sito, leggendo i profili delle famiglie e compagnia bella. E boh, niente, così. Ero curiosa di capire come funziona XD sei l’unica che fa questo lavoro, tra le persone che conosco.
Comunque faccio fatica ad immaginare la grandezza della gabbia di quel CONIGLIONE. Mi aspettavo un coniglietto nano, invece è una bestiola di notevoli dimensioni O.o i consigli che hai dato a fine post penso siano davvero fondamentali, contratto in primis!
Agnese - I'll B right back
Settembre 24, 2016Ahahah hai visto che palla di pelo gigante? Però era veramente la cosa più morbida e “fluffosa” che abbia mai tenuto in braccio! 🙂
Dai, davvero?? No, non me l’avevi detto! Credo che in Paesi come la Finlandia sarebbe veramente figo fare un’esperienza del genere, hanno stili di vita proprio diverso dal nostro e sarebbe molto interessante farne parte! Io se fossi in te ci farei un pensierino seriamente!! 🙂 Poi tienimi aggiornata eh!
Sono contenta che l’articolo ti sia interessato, vedrai che quanto leggerai i prossimi ti passerà la voglia di provare ahahah (scherzo…fino a un certo punto) 🙂
A presto!
La Folle
Settembre 25, 2016Ahahah! Tranquilla, a me basta leggere “bambini” per lasciar perdere XD
Agnese - I'll B right back
Settembre 25, 2016Ahahah ecco vedi, ci capiamo!
Meridiano307
Settembre 26, 2016Sieeee 3 mesi…nono stai sbagliando..! ma se ieri ho mangiato una piadina e..uppi non c’eriiii e poi non era nemmeno tanto buona perchè non ero a Limite! Maremma, sai che mi hai aperto un mondo? Se avessi letto questo post millemila anni fa, forse quella valigia per un “viaggio alla pari” l’avrei pure fatta. Colpa tua! No scherzi a parte, sei stata ultra chiarissima nello spiegarci non solo come funziona questo lavoro, ma anche tutto quello che che ci sta prima..
Agnese - I'll B right back
Settembre 27, 2016Ahahah ebbene sì! Già tre mesi andati! Anche a me fa strano se ci penso 🙂
Ahah beh sono contenta che tu trovi utile questo post, anche se magari non ti servirà mai..è comunque interessante sapere queste cose, no? Le cose belle ma anche quelle brutte…tipo degli strani disegni con i vulcani
ChiaraPaglio
Settembre 27, 2016Ciao Agnese, questa guida è davvero molto interessante! Il mondo au pair mi ha sempre affascinato, anche se non ho mai pensato seriamente di intraprendere questa strada. Ma non è detto che non lo farò: l’idea di trascorrere un periodo all’estero mi affascina e mi piace stare con i bambini. Non avevo mai letto un parere su essere au pair visto dall’interno, come nel tuo caso, hai creato uno spaccato molto utile e affascinante 🙂
Agnese - I'll B right back
Settembre 27, 2016Ciao Chiara! Sono contenta che tu abbia trovato questa mini-guida interessante, e chissà, magari un giorno ti sarà anche utile se vorrai provare quest’esperienza! Aspetta però di leggere gli altri articoli che verranno, non ho ancora svelato le parti più brutte (ma anche le più belle) di questo lavoro 😀
Un abbraccio a voi!
Daniela - The DAZ box
Dicembre 21, 2016Davvero molto interessante. Benché sia ormai al di fuori di queste dinamiche mi è molto piaciuto leggere le tue dritte. Un amico aveva “assunto” (non so che altro termine usare) qui in Italia una ragazza Irlandese allo stesso modo, ai suoi bimbi parlava costantemente in inglese, davvero fantastico!