Partiamo alla scoperta di un itinerario insolito di Roma per scoprire le leggende e le curiosità della Capitale che più mi hanno colpito!
Roma è una città che non ha bisogno di presentazioni, e di certo non sarà io a dartene una. La cosa bella di Roma, però, è che può essere visitata in decine di modi diversi, tutti ugualmente interessanti per le diverse sensibilità degli avventori. Io ho avuto la grande fortuna di visitarla per almeno metà del mio viaggio con un romano DOC –non solo romano, ma anche grandissimo appassionato e conoscitore della storia romana!-. Grazie a Cesare e anche alla lettura di articoli che parlano di alcune delle curiosità più intriganti e nascoste di Roma (come quello di Discover, il magazine di Expedia che racconta 10 mete di una Roma segreta e super affascinante…alcune non le conoscevo proprio!), ho scoperto un po’ di cose interessanti su questa città che ha davvero, ma proprio davvero, mille volti.
Lo sapevi che Giulio Cesare fu assassinato al Largo di Torre Argentina? E che a Roma ci sono i Nasoni, le statue parlanti e pure una porta magica? A Roma tutto è un mistero! Qui trovi le mie curiosità e leggende preferite sulla Capitale, sulle tracce di un itinerario insolito di Roma. Itinerario sì, ma non troppo: le curiosità coprono una zona molto estesa del centro e richiedono almeno due giorni di spostamenti e di visita 🙂
Pronti? Partiamo!
Un itinerario insolito di Roma: le mie curiosità preferite
1. Cosa c’è in un nome
Il mio itinerario insolito di Roma parte da un concetto astratto che richiama nella mia mente leggende, storie antiche e poesia. Parto a visitare Roma iniziando…dal suo nome! Nonostante l’origine della parola Roma sia ancora più vicina alla leggenda che alla realtà, i due linguisti Bruno Migliorini e Massimo Pittau hanno convenuto, in momenti diversi, che il nome della nostra Capitale derivi niente meno che dalla parola dell’etrusco arcaico ruma: mammella.
La mammella potrebbe essere il monte Palatino dove la città prese vita, ma più probabilmente si riferisce alla leggenda di Romolo e Remo (che venivano allattati dalla lupa). Questa etimologia però potrebbe essere connessa alla particolare posizione in cui Roma nacque secondo le notizie storiche, ovvero sulle rive del fiume Tevere –allora venerato come un dio- a ridosso dell’Isola Tiberina; qui, infatti, l’ansa del fiume descrive proprio la forma di una mammella. Tesi avvalorata dal fatto che, in questo preciso tratto, il Tevere veniva anticamente chiamato Rumon. Credo che solo noi italiani possiamo vantare etimologie così particolari, che ne dici? 🙂

2. Il serpente dell’Isola Tiberina
Ecco, partiamo proprio da qui: da quello che probabilmente fu il primo luogo di insediamento sul Tevere, uno dei posti più cari ai romani e ai loro primissimi antenati. Saprai già che l’Isola Tiberina fu consacrata all’arte medica (non a caso qui si trova l’ospedale Fatebenefratelli), ma forse non conosci la leggenda che vi sta dietro! E io allora te la racconto 🙂
La leggenda narra che l’isola fu artificialmente creata dai Romani intorno al 510 a.C., gettando pietre e covoni di grano nel fiume per cercare di facilitarne l’attraversamento. Circa due secoli dopo Roma fu colpita da una gravissima epidemia, e fu deciso che un’imbarcazione (ci hai fatto caso che l’Isola Tiberina sembra proprio una galea, l’imbarcazione del tempo? Si vede bene da Ponte Garibaldi!) avrebbe raggiunto Epidauro, in Grecia, per invocare il dio della medicina Esculapio. Una volta che i romani giunsero a destinazione, un serpente uscì dal tempio della divinità e si nascose dentro l’imbarcazione; quando quest’ultima tornò a Roma, il serpente balzò sull’Isola Tiberina e vi si stabilì. I romani interpretarono questa azione come la volontà del Dio Esculapio: l’isola sarebbe dovuta essere votata all’arte della medicina. E così fu!

3. Garanzie di quarant’anni
Dall’Isola Tiberina, attraversa Ponte Fabricio per tornare sulla “terraferma”. Ma aspetta! Lo sai che stai calpestando le pietre di uno dei ponti più antichi del mondo? Nonostante altri ponti romani siano stati fabbricati molti anni prima, il Ponte Fabricio è però il più antico in assoluto tra tutti quelli che non sono mai stati ricostruiti e che hanno mantenuto struttura e materiali originali. Stai camminando su un ponte che ha oltre 2.000 anni, ci pensi? A me queste cose fanno sempre impressione 🙂
La cosa che però mi ha sconvolto è stata l’ennesima riprova di quanto i romani fossero abili e saggi. Dal momento che nell’antichità i ponti erano meno frequenti e meno stabili di quelli di oggi, l’amministrazione romana aveva bisogno di sicurezze: gli appaltatori del lavoro di costruzione dei ponti ne erano i garanti per ben 40 -quaranta!!- anni, trascorsi i quali potevano riscuotere la cauzione versata da loro in anticipo. Sicuramente, che il Ponte Fabricio sia rimasto intatto fino ai giorni nostri è un buonissimo segno, vero? Ma ci pensi, se anche oggi gli appaltatori restassero senza cauzione per 40 anni…
(Ah, altra piccola curiosità divertente sul ponte: sai che viene conosciuto anche come Ponte dei Quattro Capi? Il nome è dovuto alle statue di 4 teste sui lati del ponte: erano quelle dei quattro architetti incaricati della costruzione, che diedero scandalo per i loro continui litigi. Il buon vecchio Sisto V aspettò che terminassero il ponte e poi li fece giustiziare, e via! Le loro teste furono scolpite sul ponte come monito: non si guardano tra di loro, ma sono obbligate a condividere lo stesso spazio per l’eternità).

4. Le prediche…coatte
Subito dopo il ponte troverai una chiesetta di fronte a te: San Gregorio della Divina Pietà, ai tempi San Gregorio al Ponte Quattro Capi. Cos’avrà di speciale questa chiesa, ti chiederai? Beh, qui dal 1572 Papa Gregorio VIII impose agli ebrei confinati nell’adiacente ghetto di assistere –per di più al sabato!!- a delle prediche a loro rivolte per cercare di convertirli al Cristianesimo.
Queste prediche ebbero esiti davvero scarsissimi nonostante continuarono per quasi 3 secoli, e come risultato i romani conoscono questo luogo di culto come “chiesa delle prediche coatte” 🙂

5. La verità della Bocca della Verità
Camminando verso sud-est incontrerai dopo poco la Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, frequentatissima dai turisti perché conserva nel portico uno dei simboli di Roma: la celebre Bocca della Verità. Lo sappiamo tutti che le foto di rito sono quelle che ci ritraggono con la mano inserita nel foro che funge da bocca…ma continueremmo a farlo sapendo che questo mascherone di due metri di diametro era, in realtà, un chiusino di una cloaca? Un antico copriwater, insomma 🙂
Però dai, non è questa l’unica ipotesi. Un’altra molto accreditata afferma che il mascherone fosse la copertura del pozzo sacro di Mercurio, dove i commercianti romani giuravano solennemente la propria onestà nelle compravendite. Forse è nata da qui l’idea –in cui i Romani credevano fortemente- che, se si dice una bugia mettendo la mano nella bocca, il mascherone smaschera il bugiardo e la mozza di netto!!

6. Aventino: merli verdi e melangoli
Non sei molto lontano da uno dei colli più suggestivi di Roma: l’Aventino. Salendo sulla cima del colle costeggiando il Roseto Comunale, sentirai a un certo punto un allegro arruffarsi di foglie tra le chiome degli alberi, e macchie di verde squillante svolazzare nel cielo: sono i merli verdi, gli uccelli che sembrano amare così tanto il colle Aventino! Sarà da loro che deriverà il nome stesso del colle (aves, “uccelli” in latino)?
Una volta in cima, non andare via senza esserti affacciato alla meravigliosa terrazza del Giardino degli Aranci, da cui la Cupola di San Pietro sembra un dipinto contro il cielo azzurro. Il nome originale del giardino è Parco Savelli, costruito nel 1932 per la famiglia omonima che si stabilì sul colle, ma tutto lo conoscono come Giardino degli Aranci per tutti gli alberi di arancio piantati nei rettangoli verdi del parco. Ecco, ho scoperto che non sono aranci, bensì melangoli, alberi delle arance amare. Certo è che Giardino dei Melangoli non sarebbe stato altrettanto poetico 🙂

7. Crocifissioni senza croce
La prossima tappa del mio itinerario insolito di Roma è vicinissima: pochi passi ti separano dall’interessantissima Basilica paleocristiana di Santa Sabina. Visitala per qualche minuto, poi entra nel portico sulla sinistra: in fondo a destra troverai l’antico portone della basilica, da scrutare quadretto per quadretto per carpirne i segreti. La porta era un tempo composta da 28 riquadri; oggi se ne conservano solo 18 e quello più curioso e forse il primo a sinistra, nella fila in alto.
Si tratta di quella che viene riconosciuta come la prima raffigurazione mai esistita della Crocifissione di Gesù, anche se in realtà la croce…non c’è! Questo perché la morte in croce era riservata agli schiavi e quindi, per i primi tre secoli di Cristianesimo, la croce non fu mai utilizzata come simbolo religioso. Nel 313 l’Editto di Costantino stabilisce la libertà di culto, e quindi la scena della crocifissione inizia ad essere raffigurata. La formella della porta di Santa Sabina, scolpita nella prima metà del 400, rappresenta ancora una via di mezzo: crocifissione sì, ma senza croce!

8. Dal buco della serratura
Ok, questa curiosità forse non dovrebbe far parte di un itinerario insolito di Roma, visto che ormai ne sono tutti a conoscenza! Ma si tratta di una cosa troppo bella per essere tralasciata. E poi dai, ormai ci sei! Qualche centinaio di metri ancora e ti ritroverai al cancello della Villa del Priorato dei Cavalieri di Malta, che promette la più spettacolare vista sul Cupolone di San Pietro. Avvicinati (dopo aver atteso in fondo alla fila di visitatori che sicuramente troverai) e guarda direttamente dentro al buco della serratura: incorniciata dai filari dei Giardini dell’Ordine, la Cupola apparirà d’incanto, simmetrica e perfetta come solo una magia può essere!

9. Il quartiere-discarica
Una piacevole passeggiata in discesa lungo Via di Porta Lavernale ti porterà in Via Marmorata: sei entrato nel cuore di Testaccio, uno dei quartieri più veraci della città! Ma…ti sei mai chiesto da dove derivi il nome del rione? Il Monte Testaccio, detto anche Monte dei Cocci (testae, “cocci” in latino) è una montagnola artificiale alta 36 metri che ebbe origine come una vera e propria “discarica controllata”.
Ci troviamo infatti non molto lontano dall’antico porto fluviale Emporium, dove giungevano materiali e beni di consumi provenienti da mondi lontani. I vasi in terracotta adibiti al trasporto di alimenti –soprattutto olio- non erano rivestiti internamente di materiali protettivi, e quindi non potevano essere riutilizzati; venivano di conseguenza rotti, e i cocci erano accatastati ordinatamente l’uno sull’altro. E fu così che le testae di oltre 53 milioni di anfore inutilizzate formarono il colle che oggi dà il nome all’intero quartiere!

10. L’Angelo del Dolore
L’animo (fin troppo) sensibile che è in me si era già emozionato a vederlo in foto, e si è commosso quando è riuscito finalmente a vederlo di persona. Parlo dell’Angelo del Dolore, una scultura sconosciuta ai più ma tremendamente bella perché tremendamente evocativa. Il nostro itinerario insolito di Roma prosegue alla fine di via Marmorata presso Porta San Paolo, all’interno del Cimitero Acattolico dove sono sepolti personaggi illustri come Keats, Shelley e Gramsci.
Ma la tomba che spezza il cuore è quella di Emelyn Story, sepolta insieme al marito William e al figlio Joseph. Sulla tomba William, che era uno scultore statunitense, scolpì nel 1894 la statua dell’Angelo del Dolore, un angelo in marmo e pietra dai tratti delicatissimi e meraviglioso perché incredibilmente espressivo: accasciato e gemente sulla tomba, la sua disperazione e la sua impotenza sono totali ed è impossibile non parteciparvi. William morì poco dopo averlo terminato e l’Angelo è divenuto nel tempo uno dei monumenti funebri più apprezzati e riprodotti della storia.

11. Un po’ di Egitto a Roma
Adiacente allo stesso cimitero troverai una costruzione davvero particolare: semplicissima nella sua forme, eppure totalmente sorprendente per il semplice fatto di esistere; perché, dai, cosa diavolo ci fa una piramide a Roma??
Sì, perché la Piramide Cestia è come una piramide egizia vera e propria, e fa quasi impressione ammirarla da vicino! Fu costruita intorno al 12 a.C.; non molti anni prima (nel 30) Roma aveva colonizzato l’Egitto, e i cittadini romani rimasero molto affascinati dalla moda e dall’architettura egizie; uno di questi, il pretore Gaio Cestio Epulone, ne rimane così colpito da farsi costruire una piramide come tomba! La piramide di Gaio Cestio ha una forma leggermente diversa dalle classiche costruzioni egizie: essendo costruita in calcestruzzo (con rivestimento interno di mattoni ed esterno di marmo chiaro), ha una forma più snella e slanciata: è alta poco più di 36 metri e ha una base quadrata di circa 30 metri per lato. A quei tempi di piramidi ne esisteva un altro paio, ma fu la sua posizione a garantire a questa piramide una certa longevità e la possibilità di arrivare fino ai giorni nostri: si trova, infatti, sul tracciato delle Mura Aureliane, nelle quali venne poi inglobata come baluardo difensivo.
Ma la cosa che mi ha fatto proprio sorridere non è stata tanto la piramide in sé –che comunque sì, è piuttosto singolare- oppure le tante altre curiosità che la caratterizzano, ma il tempo impiegato per la sua costruzione. Prima della sua morte, Gaio Cestio chiese espressamente nel suo testamento che la piramide, che sarebbe diventata il suo sepolcro, avrebbe dovuto essere costruita entro e non oltre 330 giorni, pena la perdita della notevole eredità. Non stento a credere che gli ereditieri si affrettano a far costruire la piramide entro i tempi: a quanto pare, la piramide fu terminata addirittura con qualche giorno d’anticipo!

12. Le altane di Roma
Le altane sono costruzioni particolari che esistono sicuramente in altre città d’Italia, ma che a Roma acquistano una particolare connotazione anche grazie al loro elevato numero. Presero piede nel periodo del ritorno dei papi da Avignone, quando una certa tranquillità si ristabilisce in città e la nuova aristocrazia, proveniente da famiglie cardinalizie e papali, ha voglia di osservare e di farsi guardare, e inizia quindi ad aprire terrazze e ad allargare le finestre. Al contempo le torri, nonostante inizino a perdere la loro funzione difensiva, rimangono sempre un’affermazione di potenza e superiorità: perché rinunciarvi? Ecco che quindi nascono le altane, esattamente a metà strada: torrette terrazzate e finestrate sui tetti delle case.
Ti basterà alzare lo sguardo in qualsiasi quartiere del centro, oppure scrutare l’orizzonte da un qualsiasi punto panoramico, per avvistarne molte. Molti palazzi famosi ne hanno: Palazzo Chigi ne ha due e il Palazzo del Parlamento quattro, per esempio. Belle e caratteristiche sono le due altane-torrette di Villa Medici nel Rione Campo Marzio, ma quella che probabilmente è la più famosa è l’altana-torre del Palazzo del Quirinale, costruita da Martino Longhi e chiamata “il Belvedere”. Per raggiungere il Quirinale da Piramide, dove ti trovavi prima, puoi prendere la metro fino a Colosseo o Cavour e poi proseguire con una passeggiata di circa un quarto d’ora.

-A proposito! Se sei interessato a qualche curiosità sul Colosseo, leggi questo post!-
13. Monetine porta-fortuna
Dal Quirinale, una brevissima passeggiata in discesa lungo Via della Dataria e poi Via di S. Vincenzo ti porterà di fronte a uno dei simboli più conosciuti, amati e “vissuti” di Roma: la Fontana di Trevi. Ma non tutti –perlomeno fuori Roma- sanno che non si tratta proprio di una fontana…bensì di una mostra! Una mostra è una fontana dove si raccolgono le acque di un acquedotto, e rappresenta quindi la parte finale dell’acquedotto stesso; si chiama così perché si trattava non solo di una fonte, ma di un vero e proprio monumento che mostrava la grande disponibilità d’acqua dell’Antica Roma (ancora oggi Roma è una delle città con una maggiore concentrazione di fontane al mondo), accrescendo così la potenza e il lustro della città. Un’altra mostra famosissima a Roma è, ad esempio, la Fontana dell’Acqua Paola (meglio conosciuta come Fontanone del Gianicolo).
La Fontana di Trevi è la mostra dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine, realizzato nel 19 a.C. (è ad oggi l’unico ancora funzionante a Roma), e deve il suo nome al fatto che si trovasse all’intersezione di tre vie. Ai tempi veniva usata dai passanti per bere, rinfrescarsi o lavare i panni, mentre oggi è famosissima grazie a Fellini e al suo La Dolce Vita, ma anche per la storia delle monetine. Ma qual è l’origine di questo gesto? Nessuno lo sa, anche se forse deriva dall’antica tradizione di gettare piccoli doni nei pozzi per propiziarsi le varie divinità del posto. Quel che è certo, comunque, è che se lanci una monetina nell’acqua a occhi chiusi e voltando le spalle alla fontana, ti augurerai un ritorno nella Città Eterna! Già da oltre un decennio le monetine vengono recuperate e donate alla Caritas…pare che ammontino a circa 3.000 euro al giorno! Anni e anni fa, invece, le ragazze facevano bere un bicchiere d’acqua al proprio fidanzato in partenza e poi gettavano il bicchiere a terra augurandosi che il fidanzato tornasse a casa e le fosse sempre fedele.

14. Illusioni ottiche in chiesa
Cinque minuti di passeggiata nelle caratteristiche vie del cuore di Roma ti porteranno alla Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, una delle mie preferite tra quelle visitate perché davvero particolare. Perché mai, dirai tu? La chiesa, costruita in stile barocco e dedicata al fondatore dell’Ordine dei Gesuiti, fu allargata a partire dal 1620, quando era ormai troppo piccola per svolgere la sua funzione; i lavori procedevano bene, ma poi i fondi terminarono, e il progetto per la cupola non venne mai realizzato.
Eppure, se cammini lungo la navata centrale e guardi verso l’alto in prossimità del disco di marmo arancione sul pavimento, la cupola sarà perfetta sopra di te, così ben fatta e reale, dal diametro di ben 17 metri! Spostati indietro, oppure a destra e sinistra, e l’illusione ottica svanirà: si tratta, infatti, di un dipinto dell’artista gesuita Andrea Pozzo, che ha la funzione di donare quella cupola –seppur finta- che la chiesa non ha mai avuto. Un’arditezza prospettica niente male, che a me ha lasciato a bocca aperta e col sorriso!

15. Gli obelischi di Roma
Il nostro itinerario insolito di Roma prosegue alla scoperta degli obelischi, il simbolo che più ci dimostra quanto la nostra Capitale sia la sintesi del mondo antico. Pensa che Roma è la città che conserva il maggior numero di obelischi al mondo! Molti sono originali e vennero trasportati a Roma durante il periodo di Augusto, quando l’Egitto venne conquistato dall’Impero.
Grazie all’intuizione del Papa-urbanista Sisto V, che impose una gigantesca opera di spostamento degli obelischi (molti dei quali precedentemente abbellivano il Circo Massimo e altri teatri da corsa), oggi queste particolari sculture che ci ricordano epoche lontane e studiate nei libri di storia ci indicano quelli che erano i più importanti punti nevralgici della comunità romana: le basiliche e le piazze. Tra gli obelischi antichi, i più belli sono l’Obelisco Vaticano (a San Pietro), il Lateranense (a San Giovanni in Laterano) e il Flaminio (a Piazza del Popolo). Poi ci sono obelischi in tante altre piazze importantissime di Roma (Quirinale, Montecitorio, Trinità dei Monti…), ma il mio preferito è l’Obelisco Agonale, una copia di quelli egizi originali costruita all’epoca di Domiziano. Nel 1651 Papa Innocenzo X lo fece portare dal Circo di Massenzio alla mia piazza preferita di Roma; recati quindi a Piazza Navona e ammira l’obelisco di 16,53 metri che sovrasta un vero e proprio capolavoro: la Fontana dei Quattro Fiumi che il Bernini costruì nel 1648.

16. Cesare e i gatti
Un’altra breve passeggiata ti porterà a Largo di Torre Argentina, una grande piazza dove confluiscono diverse vie, e uno dei luoghi che meno conoscevo, anche solo per sentito dire, di Roma. Eppure si tratta di uno degli scavi più interessanti della città, nel quale si trovano i resti di ben 4 templi, risalenti al periodo che va dal III secolo a.C. al quarto d.C. La vera cosa curiosa e incredibile, però, è che proprio qui Giulio Cesare, il grande padre dell’Impero Romano, fu pugnalato a morte il 15 marzo del 44 a.C.!
Oggi, il sito è apprezzato dai turisti di passaggio ma, soprattutto da coloro che ne hanno fatto la propria abitazione: un’intera colonia di gatti! Gatti che vengono curati e nutriti da un’associazione locale, e animali che i romani hanno sempre amato, addirittura anche adorato nell’antichità. Pare che nel secolo scorso, per un periodo, i gatti di Roma venissero alimentati a suon di trippa, ma che poi i fondi non bastarono più e anche l’alimentazione degli amati gatti si restrinse. È proprio da qui che deriva il modo di dire non c’è trippa per gatti!

17. Campo de’ Fiori
Caratteristica, romantica, popolare, allegra, vivace: Campo de’ Fiori è probabilmente una delle piazze più apprezzate di Roma, famosa per il suo mercato ortofrutticolo, il viavai di gente e le trattorie tipiche che ne adornano i contorni. Anche il suo nome è piacevole: pare che derivi dalla sua origine quando, nel ‘400, non era una piazza ma solo un campo pieno di margheritine e altri fiori spontanei. Ecco, con tutta questa allegria e questi colori, è difficile pensare che, un tempo, la piazza veniva utilizzata per le esecuzioni capitali!
La più famosa in assoluto fu quella nel 1600 di Giordano Bruno, la cui spettrale statua si trova ancora al centro della piazza, nell’esatto luogo in cui fino a qualche secolo fa si trovava il patibolo della Santa Inquisizione. Giordano Bruno era un frate filosofo le cui teorie –prima tra tutte, quella secondo cui fosse il sole, e non la Terra, a stare al centro dell’universo- furono considerate eretiche e inaccettabili per la Chiesa di allora. La statua venne qui eretta nel 1889 grazie all’idea di alcuni studenti universitari, che poi coinvolsero molti pensatori e artisti dell’epoca, e rappresenta il simbolo del libero pensiero, specialmente in opposizione a una chiesa troppo chiusa e tradizionalista.

18. Una prospettiva impossibile
L’ultima tappa del nostro itinerario insolito di Roma, ormai a poca distanza dal punto di partenza, è Palazzo Spada, alcune delle cui sale ospitano oggi il Consiglio di Stato. Ti consiglio vivamente di entrare nel cortile interno finemente decorato e, se hai tempo, all’interno dell’omonima Galleria per ammirare moltissime opere rinascimentali. La parte più curiosa, però, si trova nel secondo cortile interno (visitabile con il biglietto per la galleria, oppure visibile dal primo cortile attraverso un vetro): la celebre Prospettiva di Francesco Borromini.
È più che altro una prospettiva impossibile: un colonnato di 8,8 metri di lunghezza che, grazie a giochi prospettici e architettonici, sembra misurarne 35 circa! Borromini adottò alcune regole della prospettiva solida accelerata, come la confluenza dei due colonnati, il rimpicciolirsi delle colonne più lontane, il pavimento in leggera salita…e il risultato è davvero sorprendente! Pare che il Cardinale Spada, proprietario del palazzo, volle quest’opera per rappresentare quanto, nella vita mondana, terrena e lontana dal divino, i sensi possano essere ingannati dall’illusorietà della vita.

Ci sarebbero tantissime altre curiosità, tantissimi segreti, tantissime leggende su una città millenaria, davvero eterna perché le sue storie non moriranno mai…il mio itinerario insolito di Roma è solo una piccola visione di tutto quello che ci sarebbe da scoprire nella Capitale! Una scusa in più per tornarci ancora, ancora e ancora 🙂
[Tweet “Alla scoperta di Roma attraverso un itinerario insolito e pieno di curiosità!”]
Cosa te ne pare di questo itinerario insolito di Roma? Conoscevi tutte le curiosità e le leggende di cui ti ho parlato? Raccontamelo con un commento! 🙂
Grazie a Expedia per l’ispirazione.

Serena
Gennaio 22, 2018Ho fatto la volontaria al gattile di Torre argentina ma pensavo lo avessero spostato. <3
Agnese - I'll B right back
Gennaio 22, 2018Me lo potevo aspettare da una generosa come te! Non so se sia ancora lì sinceramente, però di gatti ce n’erano in giro!
Beatrice
Gennaio 22, 2018Mi vergogno ad ammetterlo ma.. non sono mai stata a Roma!! Mi salvo subito questo articolo interessantissimo sperando di poterci andare al più presto! Ciao Agnese!!!
Agnese - I'll B right back
Gennaio 22, 2018Non c’è niente di cui vergognarsi! Però…vai! Appena possibile…perché è meravigliosa! Le sue infinite sfaccettature e i suoi tanti volti non possono altro che affascinare 🙂
iltuopostonelmondo
Gennaio 22, 2018Mi piace leggere le opinioni altrui sulla mia città! Mi fa realmente vedere Roma con altri occhi, quando la vivi giornalmente non ci trovi mai nulla di buono…
Agnese - I'll B right back
Gennaio 22, 2018Credo sia una bella cosa!! Vedere i nostri luoghi da altri punti di vista fa bene 🙂 Spero che il mio punto di vista ti sia piaciuto! Ciao cara 🙂
martinaway
Gennaio 22, 2018Te l’ho detto, è da un pezzo che voglio tonare a Roma e con questo post mi è venuta ancora più voglia di rivederla. Ho davvero divorato l’articolo, complimenti!
L’origine dei nomi è una delle cose che mi affascinano di più, il modo perfetto per iniziare questo viaggio in città. Per non parlare poi del “Ponte dei Quattro Capi” e della cauzione, si dovrebbe fare anche oggi!
L’angelo è davvero bello e non conoscevo il cimitero. La Fontana di Trevi invece la conoscevo, ma non pensavo fosse una mostra! E che spettacolo la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, penso che potrei rimanere ore a guardare la cupola-non-cupola!
Bello, bello, bello!
Agnese - I'll B right back
Gennaio 22, 2018Grazie Marti! È sicuramente tutto merito di una città che riesce veramente a sorprendere appena giri l’angolo, ogni volta 🙂 Di fronte a certe cose sono rimasta senza parole, come Sant’Ignazio o l’Angelo del Dolore! Altre cose, come la cauzione del ponte, mi hanno fatto molto riflettere 🙂
Il fatto che tu ti sia divorata questo mattone da millemila parole è un complimento enorme, grazie 🙂
panannablogdiviaggi
Gennaio 23, 2018Wow quante curiosità!! Davvero interessante l’itinerario che hai tracciato!
Agnese - I'll B right back
Gennaio 23, 2018Sono contenta che tu l’abbia trovato interessante, grazie mille! 🙂 Roma non smette mai di sorprendere eh? 🙂
panannablogdiviaggi
Gennaio 23, 2018Decisamente!!
Agnese - I'll B right back
Gennaio 23, 2018🙂
Rivogliolabarbie
Gennaio 23, 2018Ho vissuto a Roma per tre anni ma le origini del nome proprio mi mancavano! La prossima volta che verrò a Roma andrò al Cimitero Acattolico, Chiesa di Sant’Ignazio e a Palazzo Spada, ho deciso! Va da sé che è una città che non si finirà mai di scoprire, quindi avrò sempre un ottimo motivo per tornarci!
Agnese - I'll B right back
Gennaio 23, 2018Eh hai proprio ragione! Mi sa che non basterebbe una vita per scoprirla tutta e per smettere di sorprendersi 🙂 Sono contenta però che tu abbia trovato qualche spunto nel mio post! Grazie 🙂
Katia / Il Miraggio Blog di Viaggi e Arte
Gennaio 23, 2018Wow! Tante, troppe cose! Ma d’altronde Roma nasconde davvero tante storie, leggende, intrighi e chi più ne ha, più ne metta. È bello scoprire la città eterna con altri occhi e senza leggere cose scontate.
Agnese - I'll B right back
Gennaio 23, 2018Sono molto contenta che non lo trovi scontato, è una bella cosa! Si dicono tante cose di Roma, ma cercare di scoprire una città così variegata da un punto di vista diverso è stato davvero interessante 🙂
Blueberry Stories
Gennaio 30, 2018Va beh, con la prospettiva impossibile mi hai stesa. Voglio vederla, così come mi piacerebbe visitare il Cimitero Acattolico. L’ultima volta che sono stata a Roma ero decisa a scoprire cose nuove, invece sono tornata come al solito nei luoghi a me cari. Bello questo articolo: penso che una città con un passato simile alle spalle nasconda tanti di quei segreti, che ci si potrebbe scrivere una tesi di dottorato 😀
Agnese - I'll B right back
Gennaio 30, 2018Eh il problema forse è questo: ci sono talmente tante cose da vedere che poi si finisce col vedere sempre le stesse cose perché ci si affeziona! Però è bello scoprire qualche curiosità ogni tanto 🙂
La Prospettiva e il Cimitero Acattolico sono due delle mie cose preferite di questo post! 🙂