Il mio itinerario di Fuerteventura prosegue: questa volta andiamo alla scoperta della zona centrale dell’isola, dalla costa al suo interno!
Prima di informarmi su cosa vedere a Fuerteventura, io in quest’isola pensavo di annoiarmi, visto che non sono una grande amante della vita da spiaggia. Come mi sbagliavo! Su quest’isola ci sono talmente tante belle cose da fare e da vedere che… un post solo non bastava. Ti ho già raccontato cosa vedere nella parte nord di Fuerteventura, in quest post proseguo con la parte centrale! Andiamo a fare un bel percorso tra colline dorate, paesini che brillano al sole, prodotti alimentari particolari e… sì, anche qualche spiaggia fighissima! 🙂
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Cosa vedere a Fuerteventura: il mio itinerario nella parte centrale
Per 4 delle notti del mio viaggio a Fuerteventura ho scelto di dormire in un appartamento a Puerto del Rosario, il capoluogo: l’ho trovata una zona molto comoda per partire alla scoperta di tutta la zona centrale dell’isola. Per vedere questa zona consiglio almeno 2 giorni, 3 se si ha intenzione di visitare alcuni dei musei e delle attrazioni presenti!
Partiamo alla scoperta del mio itinerario di Fuerteventura centro, partendo da e ritornando a Puerto del Rosario. Via!!
Puerto del Rosario
Il capoluogo dell’isola si affaccia sulla costa orientale ed è protetta da una bella baia naturale. Fu fondata nel XVIII secolo come centro di allevamento (all’inizio, infatti, si chiamava Puerto de Cabras), ma ben presto divenne un importante porto commerciale e raggiunse in poco tempo un’espansione tale da superare per importanza tutte le altre cittadine dell’isola, diventandone, appunto, capoluogo. Oggi è ancora una città portuale e commerciale, turistica fino a un certo punto: la maggior parte delle persone tende a dormirci e basta, o ancora meno a passarci di sfuggita andando verso l’aeroporto. Io certo non li biasimo: la città non mi ha fatto impazzire e credo che non offra grandissime opportunità ai turisti… eppure, ci sono alcune cose che meritano una visita!
Diciamo che la zona da visitare di Puerto del Rosario si divide in due: sul mare ci sono il porto e il lungomare, piuttosto curato, nonché l’ampia Playa Chica, la spiaggia cittadina. Nel tratto del lungomare (ma non solo) è anche presente il Parque Escultórico, un insieme di una cinquantina di sculture disposte in giro per la città come un vero e proprio museo a cielo aperto, realizzate dall’artista canario Juan Bordes.
In posizione un pochino sopraelevata si trova, invece, il centro storico della città, la cui regina è la Iglesia de Nuestra Señora del Rosario. Dalla piazzetta parte Calle Primero de Mayo, la via pedonale e principale della città, con negozi e locali (altri luoghi in cui andare a fare shopping sono la via commerciale Calle León y Castillo e il centro commerciale Las Rotondas). Dai un’occhiata agli edifici del Cabildo locale e del Municipio, così come ai vari esempi di street art dislocati in diverse vie del centro (spesso a sorpresa!!), poi visita la casa di Miguel Unamuno.
Le stanze dell’ex Hotel Fuerteventura, dove visse Unamuno per i primi 4 mesi del suo esilio, sono un piccolo gioiellino che ci racconta la vita del celebre scrittore e filosofo spagnolo. Fu il generale Miguel Primo de Rivera a volere l’allontanamento dall’Università di Salamanca di Unamuno, nel 1924; ma l’esilio si trasformò, per lui, in un vero e proprio amore per l’isola e per il suo mare, le sue onde, il suo vento.
La Asomada e Tetir
Da Puerto del Rosario, io mi sono subito mossa verso l’interno, in una sorta di giro in senso anti-orario. Dopo un salto alla bella spiaggia di Puerto Lajas, immergiti nell’interno: la prima, velocissima, fermata è stata al villaggio de La Asomada, dove si trova l’unico mulino non meccanico ancora in funzione per la produzione del Gofio. Poco distante c’è il paese di Tetir, dove potrai visitare il Museo del Gofio: qui imparerai tutto quel che c’è da sapere su questo particolare alimento di base della dieta tradizionale majorera (cioè, dell’isola di Fuerteventura) e farai la conoscenza di Francisco, l’ultimo vero mugnaio rimasto sull’isola. Vorrei dedicare a questo alimento così ricco di storia un post a parte… ma tu intanto vai a visitare il museo!
Montaña Sagrada de Tindaya
Tecnicamente Tindaya fa parte del comune di La Oliva e quindi della zona nord dell’isola, ma la inserisco qui perché per noi è stato più comodo arrivarci da sud. La deviazione vale la pena in ogni caso: non sempre si ha l’occasione di ritrovarsi al cospetto di una montagna sacra!
Esatto: il Tindaya è considerato luogo sacro, dedicato al culto religioso dei più antichi abitanti dell’isola. È un posto particolare anche da un punto di vista archeologico, visto che qua, ai piedi della montagna, sono state ritrovate circa 300 impronte podomorfe (cioè a forma di piede) incise nella pietra e di origine aborigena, di cui non si conosce (ancora) l’esatto significato. La cosa importante è che questa montagna, alta circa 400 metri e immersa nel tipico paesaggio arido e rugoso di Fuerteventura, lascia davvero estasiati appena ci si trova al suo cospetto. Io mi sono un po’ emozionata, qui davanti a lei ho sentito la potenza incontrastata della natura. E mi sono pure dimenticata di scattare le fotografie di rito!
Nella parte sud-ovest della montagna c’è un sentiero che permette di osservarla da vicino, mentre nel vicinissimo paese di Tindaya potrai fermarti a mangiare un boccone prima di ripartire.
Ecomuseo La Alcogida
Riprendiamo il nostro itinerario di Fuerteventura verso sud: proseguendo lungo la FV-207, ben presto si raggiunge Tefía, un piccolo paese tipico dell’interno dell’isola, con le casette bianche e una piccola cappella. Siamo ormai nel cuore geografico di Fuerteventura e, lungo la strada, si iniziano a scorgere i mulini tipici, con i quali, un tempo, si macinava il Gofio. Ne sono rimasti diversi lungo l’isola, sono molto belli da vedere e, quando si riesce, da fotografare.
La vera attrazione di Tefía si trova subito fuori dal suo centro abitato: è l’Ecomuseo La Alcogida, un museo etnografico “sparso” composto da 7 edifici che riproducono le case, la vita rurale e le attività quotidiane dei contadini e degli abitanti di Fuerteventura tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Le case sono state abitate fino agli anni ’70, poi sono cadute in rovina; una ventina d’anni dopo, si è deciso di ristrutturare le case con i materiali originali e di raccontare la vita quotidiana di un tempo, divisa tra l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Il nome dell’ecomuseo deriva dalla alcogida, una sorta di campo utilizzato per l’acqua piovana: una risorsa indispensabile e quasi sacra, in un ambiente arido e asciutto come questo. Qui si possono visitare le case, ognuna chiamata con il nome della famiglia che l’abitava un tempo, e osservare le attività principali del luogo: la cucina, la tessitura, il ricamo, il lavoro della ceramica… il sabato è anche possibile che troviate delle persone che si dedicano a queste attività “in diretta”.
Io l’ho trovato un posto molto interessante, davvero istruttivo nella sua semplicità!
Puertito de Los Molinos
Momento deviazione verso ovest: prendi la FV-221 se vuoi fare un salto in uno degli angolini più tranquilli e pacifici che io abbia trovato a Fuerteventura: Puertito de los Molinos. La strada è una bella visita panoramica al paesaggio tipico dell’isola, con qualche campo coltivato e qualche casa in qua e là; si raggiunge infine la costa, e quello che ti aspetta è un salto nel tempo: una manciata di casette bianche e blu direttamente sul mare, circondate dalle spiagge di ciottoli neri e dalle scogliere, nere pure quelle. Un paio di ristorantini, un ponticello sotto al quale si divertono le anatre, e poi più niente. Vale la pena sedersi sugli scogli e stare lì, anche solo qualche minuto, ad ascoltare il vento e il mare.
La Ampuyenta
In questo itinerario di Fuerteventura, nella zona interna e centrale, incontrerai tanti e tanti paesini, tutti molto simili tra di loro: la piazza centrale con la chiesa o la cappella, le case bianche o di pietra disposte intorno, qualche mulino sparso, e poco altro. Ci sono Casillas del Ángel (con la bella Iglesia de Santa Ana), Llanos de la Concepción, Valle de Santa Inés, Valles de Ortega, Tuineje e molti altri. Io mi sono fermata in alcuni per una breve passeggiata, in altri sono solo passata di sfuggita, in auto.
Uno di questi villaggi che vale la pena di una sosta è La Ampuyenta, perché racconta un pezzettino un po’ particolare della storia dell’isola. Qui, infatti, si trova la Casa del Doctor Mena, un museo che racconta la vita e la storia del figlio più illustre di questo piccolo paese (io però l’ho trovato chiuso). Il dottore visse nel 1800, studiò a Cuba e a Parigi, e tornò qui a Fuerteventura come uno dei medici più riconosciuti di tutta la Spagna, grazie alle sue conoscenze nel campo di malattie come il colera e la febbre gialla. Divenne il medico personale dei Colonnelli (i governatori militari dell’isola) e visse per un lungo periodo di tempo proprio in questa casa, divenuta oggi un museo. Lì di fronte si trovano anche i begli edifici dell’ospedale, che Mena fece costruire grazie ai suoi fondi, chiamandolo Hospital de San Conrado y San Gaspar (i nomi, rispettivamente, di suo fratello e di suo nonno). Purtroppo, l’ospedale non fu mai operativo.
Mirador de Morro Velosa
È ora tempo di dedicarsi un po’ al paesaggio… ma non solo. La FV-30 è una strada un po’ magica, che ti porterà dritto nel cuore di Fuerteventura, in uno degli angoli dell’isola che mi sono piaciuti di più in assoluto: una strada panoramica che taglie in due le colline marroni, ocra, arancio, oro. Una strada piena di curve dove i pendii si rincorrono, giocando con le ombre delle nuvole mosse da questo interminabile e accanito vento. Raggiungerai ben presto il punto panoramico più famoso di Fuerteventura: il Mirador de Morro Velosa.
Costruito da Cesár Manrique, il mirador permette di ammirare un paesaggio incredibile, sottoposto a una desertificazione massiccia e dai colori unici: potrai vedere i rilievi del Parque Rural de Betancuria e un paesaggio sterminato, nominato Riserva della Biosfera dall’UNESCO.
All’interno dell’edificio si trova un piccolo centro interpretativo, con un modellino e diverse informazioni sulla storia, la geologia e la flora dell’isola.
Mirador Corrales de Guize
Siamo a circa 600 metri sul livello del mare, proseguiamo sempre verso sud sulla FV-30: questo punto panoramico è sicuramente meno spettacolare del precedente, ma è una sosta obbligata perché è qui che si trovano le due grandi statue dei Guerrieri di Betancuria.
Si tratta di due sculture raffiguranti Ayose e Guize, gli antichi re mitologici che si spartivano Fuerteventura in modo pacifico, prima dell’arrivo degli europei, nella figura del normanno Jean de Béthencourt che sbarco sull’isola all’inizio del 1400. I primi abitanti delle Isole Canarie furono i Guanci, un popolo aborigeno del 200 a.C., conosciuto per gli occhi chiari e la corporatura robusta… forse è per questo che le statue sono così grandi e imponenti, nonostante il vero popolo autoctono di Fuerteventura era quello dei Mahoh (da cui, oggi, deriva il termine Majorero, con cui si indicano gli abitanti dell’isola). La cosa sicura è che questo luogo è meraviglioso: immerso nel silenzio e nel vento, le due statue sembrano immobili ma attenti guardiani all’incontaminato e immenso paesaggio.
Betancuria
E così arriviamo a Betancuria, il vero fiore all’occhiello dell’Itinerario di Fuerteventura… non solo del centro, ma dell’isola intera! La cittadina ha solo poche centinaia di abitanti, ma è uno degli insediamenti più antichi di tutte le Canarie: fu fondato nel 1404 da Jean de Béthencourt (da cui deriva il nome), che ne fece la capitale di tutte le Isole Canarie. Un tempo si chiama Santa María de Betancuria, ed è rimasto capoluogo di Fuerteventura fino al 1834.
Nel 1979, la città è stata dichiarata Conjunto Histórico Artístico, e il suo centro è oggi un vero gioiellino, perfettamente ricostruito e conservato. Tutto di questo piccolo centro, visitabile con una passeggiata di neanche 15 minuti, punta alla perfezione: le pareti di calce bianca brillante, i vasi di gerani di un colore rosso fuoco, gli alberi sinuosi, il campanile che buca il cielo azzurro, i piccoli negozi di souvenir, un signore col cappello che suona una melodia allegra e malinconica allo stesso tempo, seduto in un angolo della piazza.
Qui a Betancuria ci sono anche diverse cose da visitare: prima di tutto la Iglesia de Santa María de Betancuria, che oggi ospita il Museo de Arte Sacra: per pochi euro si può entrare e osservare l’interno della chiesa, il prezioso pulpito in legno, le sculture policrome, il soffitto a cassettoni in stile mudejar. Poi ci sono il Municipio, il Museo Arqueológico y Etnográfico, il Museo de la Artesanía e, poco fuori dal centro abitato, i resti del Monastero francescano de San Buenaventura.
Vega de Río Palmas
Continuando verso sud, il villaggio di Vega de Río Palmas si configura un po’ come il proseguimento del centro abitato di Betancuria. Qui vale la pena fermarsi per entrare all’interno della Ermita de Nuestra Señora de la Peña, una bella chiesetta a una sola navata costruita all’inizio del 1700. È importante perché è dedicata alla Virgen de la Peña (Vergine delle Rocce), la santa patrona dell’isola di Fuerteventura.
Pajara
La FV-30 diventa un susseguirsi di tornanti flessuosi in mezzo a queste colline color ocra che, credo, non potrei mai stancarmi di guardare. Anche su questo tratto di strada ci sono diversi punti panoramici in cui soffermarsi, come il Mirador Las Peñitas, prima di raggiungere la città di Pajara. Pajara è in realtà il capoluogo della provincia più grande di Fuerteventura, quelle che comprende tutto il sud dell’isola. Noi ci siamo fermati qui un paio d’ore all’ora di pranzo: abbiamo mangiato qualcosa con calma e ci siamo goduti il caldo lungo la passeggiata che attraversa il fiume (completamente secco), e poi la frescura della secentesca Iglesia de Nuestra Señora de Regla, con due altari molto belli e particolari e dei simboli Aztechi sul portale d’ingresso. Sulla stessa piazza si trovano anche il Municipio e il Centro Cultural.
A pochissimi chilometri da qui si trova il villaggio di Toto, che ospita una cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova.
Monumento Natural de Ajuy
Prima di riprendere verso est, vale la pena fare una deviazione lungo la FV-621 per raggiungere Ajuy. Le spiagge della costa occidentale sono sicuramente meno note e meno frequentate di quelle orientali, anche perché le strade sono spesso sterrate e difficilmente percorribili. Arrivare ad Ajuy, però, è molto semplice, e qui troverai un bel po’ di turisti attratti dalla bellezza di un ambiente naturale davvero meraviglioso.
Il villaggio di pescatori di Ajuy è una zona naturale protetta di interesse geologico; qui non solo si trova una spiaggia di sabbia nera tra le più particolari dell’isola, ma anche le rocce e le grotte più antiche di tutte le Isole Canarie. Ti consiglio di percorrere tutto il sentiero scavato nella roccia per raggiungere le Grotte di Ajuy e ascoltare le storie che queste rocce raccontano con il loro silenzio. Puoi arrivare fino in fondo ed entrare nella grotta scavata dal mare: è un posto davvero suggestivo!
Noi non ci siamo stati, ma non lontano da Ajuy si trovano altre spiagge molto belle: Playa de Garcey a sud e Caleta Negra, con Puerto de la Peña, a nord.
Centro de Interpretación Los Molinos – Tiscamanita
Ritorniamo a Pajara e riprendiamo la FV-30 in direzione sud-est. Una breve passeggiata a Tuineje e poi la FV-20 ci riporta verso nord, a Tiscamanita. Un altro dei “soliti” villaggi, dove però ti consiglio di fermarti per visitare il Centro de Interpretación Los Molinos. Si tratta niente più che di una abitazione tradizionale, con il patio in pietra e le piante rampicanti e il mulino perfettamente conservato, dove potrai conoscere qualche informazione in più sulla storia dei mulini nelle Canarie e in Spagna, così come sull’importanza della farina di mais e del Gofio per la tradizione majorera.
Antigua
Antigua è uno degli insediamenti più antichi dell’isola: qui potrai trovare alcune abitazioni tradizionali, piccole gallerie d’arte e la bella Iglesia de Nuestra Señora de la Antigua, costruita nel 1785 con interni in stile mudejar.
La chicca di Antigua si trova subito fuori dal centro abitato: è il Centro de Artesanía Molino de Antigua, un mulino ricostruito e perfettamente conservato di fianco a un’altra delle case signorili tipiche canarie che, oggi, ospita il negozio d’artigianato, il Museo del Queso Majorero e un Jardín de Cactus. Qui si può di nuovo scoprire qualcosa in più sulla tradizione della macinatura della farina, ma è il Museo del Queso che mi ha incuriosito più di tutto! Trovi un sacco di informazioni: dalla storia all’allevamento, fino alla composizione e alle tipologie del tipico formaggio di capra canario.
E poi, vabbè, che adoro i cacti ormai lo sanno tutti! 🙂
Venendo da Tiscamanita avrai anche trovato il villaggio di Valles de Ortega (volendo puoi passare di qui dopo, per proseguire l’itinerario); fermati qui qualche minuto, perché è un posto davvero speciale. Come ti dicevo, a Fuerteventura puoi trovare tanti mulini sparsi per il territorio; ma non sono tutti uguali! Sull’isola sono presenti diverse tipologie di mulino: il molino australiano, il manchego, il Chicago e la molina. Ognuno appartiene a epoche diverse e aveva utilizzi diversi, e proprio qui, sulla strada principale poco prima di arrivare a Valles de Ortega (venendo da Antigua) potrai vederli tutti e 4 in un unico colpo d’occhio! Entra poi in paese e prendi Calle Isla de Montaña Clara: avrai accesso a quello che forse è il mulino più bello e meglio conservato di tutta Fuerteventura. Con il cielo così blu e uno sfondo del genere, è davvero uno spettacolo!
Salinas del Carmen
La FV-50 e la FV-2 portano in breve tempo di nuovo sulla costa orientale dell’isola: facciamo tappa a El Muellito, un altro villaggio minuscolo con una bella spiaggia. La località è meglio nota come Salinas del Carmen, perché qui si trovano le omonime saline, un luogo davvero particolare che, oggi, ospita il Museo de la Sal.
Il museo è piuttosto interessante, piccolo ma ben costruito: racconta la storia delle saline, il metodo di raccolta e tutta l’economia che ha girato e tutt’ora gira intorno alla produzione e al commercio di questo essenziale “oro bianco”. Dopo il museo, la cosa più bella è poter uscire e passeggiare lungo la costa e poi su una passerella proprio in mezzo alle saline: io non le avevo mai viste da così vicino! I pannelli informativi spiegano il loro funzionamento, e pare che il costo del biglietto del museo venga impiegato nello sforzo di riportare le saline al loro antico utilizzo (oggi, infatti, riescono a produrre solo una piccolissima parte di quello che potrebbero).
Caleta de Fuste e Playa Blanca
Proseguendo lungo la FV-2 verso Puerto del Rosario, da qui in poi inizia l’urbanizzazione massiccia, le case e i resort che si affacciano sulle diverse baie della costa orientale. Caleta de Fuste è la località più famosa di tutte quelle della zona, estremamente turistica: un sacco di alberghi e resort, localini sul mare, il porto turistico e la spiaggia attrezzata. Noi ci siamo limitati a fare una lunga passeggiata lungomare e a fotografare il Castillo, chiamato anche Torre de San Buenaventura: una massiccia e imponente torre circolare che fu costruita nel XVIII secolo per difendere la baia di Caleta de Fuste dai pirati. Peccato che oggi sia quasi inglobata dalle piscine del Barcelò.
Superiamo la Baia del Matorral e l’aeroporto, su una larga autostrada fiancheggiata da grandi magazzini e una serie infinita di villette a schiera mai terminate e in stato di degrado. L’ultima tappa prima di tornare a Puerto del Rosario è Playa Blanca, un’ampia baia di sabbia bianca.
INFO UTILI
–Casa di Miguel de Unamuno: aperta dal lunedì al venerdì, dalle 09.00 alle 14.00. Ingresso gratuito.
–Ecomuseo La Alcogida: aperto dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 17.00. Costo d’ingresso: 5€.
–Mirador de Morro Velosa: aperto dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 18.00. Ingresso gratuito.
–Centro de Interpretación Los Molinos – Tiscamanita: aperto tutti i giorni, dalle 10.00 alle 18.00. Costo d’ingresso: 3€.
–Centro Molino de Antigua: aperto dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 18.00. Costo d’ingresso: 3€.
–Museo de la Sal – Salinas del Carmen: aperto dal martedì al sabato, dalle 10.00 alle 18.00. Costo d’ingresso: 6€.
[Tweet “Un ricco itinerario di Fuerteventura, tra costa e interno!”]
Che te ne pare di questo itinerario di Fuerteventura? Anche a te, come a me, piace un sacco la zona centrale dell’isola? Quali sono i tuoi posti preferiti? Raccontamelo con un commento! 🙂

Viviana Volo
Luglio 14, 2020Super! Mi stai dando tantissimi consigli preziosi nel mio tour sull’isola! Meglio di una guida cartacea!! Grazie
Agnese - I'll B right back
Luglio 16, 2020Ciao Viviana, non sai che piacere mi fa leggere questo commento! Molto contenta di esserti utile, e buon viaggio!! 🙂